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Ti dispiace? Eh ! pensando che le ho portate io.... È dura, sai! Rinunzia.... a lei. No; proruppe egli, dandomi un'occhiata che pareva volesse passarmi fuor fuori. Perchè, no? finalmente, che speranze hai? E tu? Capisco, ripigliai, che potremmo leticare così fino al giorno del giudizio. All'infinito, dunque; commentò Filippo. A te non verr

Io feci una volta con parecchi amici l’esperimento di quei veicoli. La salita fino alla miniera era durata quattro ore di buon cammino: ne scendemmo in venti minuti. Ma non ci tornerei, consiglio ad altri la prova. Pericolo vero non c’è (la slitta carica di quattro uomini, pareva un fuscello a quell’Ercole avvezzo a reggerla carica di ferro), ma c’è l’esagerata apparenza del pericolo, locchè, per , è la stessa cosa. Non mi riesce di ricordare l’aspetto delle montagne intorno, quello dei punti più paurosi, l’impressione ricevuta dalla velocit

Nella sua lotta disperata colla cavalla aveva ricevuto da questa un violento calcio nel petto; un braccio era spezzato, e al disopra dell'occhio destro il sangue generoso del giovane, spicciava abbondante da una ampia ferita. Il medico del villaggio, chiamato in fretta e furia, visitò sul luogo stesso Drollino, che i contadini avevano adagiato sui cuscini della carrozza. Pareva ancora svenuto.

Che cosa c'entra il Carpigna che ha sempre negoziato di carbone? C'entra che Battistino gli aveva prestato sessantamila lire, sulla parola e che il Carpigna negò di averle ricevute mai. Ecco come c'entra. Fu una bestia a fidarsi. L'aveva tenuto a battesimo, pareva un santo a vederlo in chiesa, quando pregava la croce sull'altare. Son peggio degli altri. Quello fu il principio della sua fortuna.

Confessore e marito scambiarono un saluto cortesissimo.... ancor più cortese di quello dell'arrivo.... ma non meno diffidente e pieno di mutua avversione. Giuliano sentiva qualche cosa nell'aria. La minaccia, per esempio, d'una spiegazione, che ora, suggerita dal prete, gli pareva di nuovo formidabile ad incontrarsi.

²⁹⁴ Liban., 202, 10 sg. Durante il soggiorno di Giuliano in Antiochia avvenne un fatto che lo ha singolarmente irritato. Non v’era cosa che fosse più ripugnante a Giuliano del culto che i Cristiani rendevano ai sepolcri dei loro martiri, dei loro uomini illustri. Questa adorazione dei morti, com’egli la chiamava, offendeva il suo senso estetico di antico greco, gli pareva assurda, e probabilmente gli era odiosa come uno dei mezzi più efficaci per esaltare gli animi in un’aspirazione devota. Quando viene a toccare di questo culto dei morti, egli ha sempre qualche parola di disprezzo o di sarcasmo, e, più ancora, che la distruzione delle chiese, egli desiderava la scomparsa o l’abbandono di quelle tombe che erano diventate luoghi sacri. Tale era appunto la tomba del martire Babila che si trovava nel sobborgo di Dafne, presso Antiochia. Quel sobborgo era un luogo di delizie per la bellezza delle piante e dei fiori, per la vista e la giocondit

Era una stanza che pareva creata apposta per designare il carattere e l'ingegno di chi l'abitava. Per quanto preoccupato, per quanto al verde, per quanto disgraziato un uomo di buon gusto, non può vivere in certe camere mobiliate milanesi, ancorchè gentile ne sia la padrona che la rigoverna soffice il letto e a buon mercato la pigione.

Ora il ferito era in una prostrazione profonda. Pareva che non capisse più nulla. Guardava i compagni, con due occhi smorti, gi

E mi pareva difatti che quei morti si levassero giganti, e colle braccie poderose scaraventassero nel vano i tarlati troni delle tirannidi umane.