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Ma due mesi dopo Serafina era gi

Dopo la brutta sorpresa di Villafranca, coll’anima lacerata da doppia sventura, la perdita del padre e della patria, stupido e sbalordito corse a rifugiarsi in Brianza col figlio per versare in seno dei vecchi parenti la piena delle amarezze. Trovò il nonno colonnello sdegnato contro Napoleone, lo diceva indegno di portare il nome dello zio, censurava aspramente la sua condotta come generale in capo, e come alleato. Diceva che l’atroce massacro di Solferino provava la sua inettitudine come strategico, perchè si poteva vincere senza quella immensa ecatombe, manovrando con tattica avveduta, risparmiando il sangue dei soldati, non precipitandoli come una valanga davanti i cannoni e le baionette del nemico. Ma dopo di aver vinto fermarsi a mezza via! non raggiungere la meta solennemente annunziata! era tale atto militare che non aveva nome. Il colonnello invidiava la sorte del genero suo commilitone, che era morto all’annunzio della fatale notizia, e oramai non sperava più di veder realizzato il bel sogno della sua vita, l’Italia indipendente dagli stranieri. Il vecchio soldato affranto dall’et

L'esercito piemontese, forte di circa 60 mila uomini, era diviso in due corpi d'armata, il primo era comandato dal generale Eusebio Bava; il secondo dal generale Ettore De Sonnaz; a capo dell'artiglieria era il Duca di Genova, e d'una terza Colonna era comandante il principe ereditario Vittorio Emanuele.

Un terribile grido le uscì dalle labbra. Barcollò, le forze le vennero meno, e cadde in ginocchio nascondendosi il volto fra le mani. Perdono!... Perdono!... balbettò ella con voce strozzata. Dinanzi a lei, pallido, fremente, stava Mohammed Ahmed, l'antico suo signore. Nella capanna regnò per qualche tempo un cupo silenzio. Ahmed, inchiodato al suolo, non era capace di muoversi.

Gian-Paolo, non amava odiava i parenti, non s’accorgeva della loro indifferenza, non desiderava la loro sollecitudine, il prete dopo prove e riprove, s’era convinto che in essi l’amore paterno era morto afflitto e che non c’era via di poterlo risuscitare. Ma il fanciullo, non era viziato, poverino, e chiss

Oramai non rimaneva che di chiudere la finestra del balcone, dove l'assalto dell'uragano era più forte e per la quale entrava gi

Egli era quell'Alpinòlo che, se vi ricorda, abbiamo incontrato nel primo capitolo, a fianco del Pusterla, e del quale, poichè avr

Era il 22 febbraio, una bella giornata serena, il sole rallegrava la laguna e illuminava le case e le botteghe in assetto di festa. Mosè che ignorava il motivo del viaggio del padrone, essendo libero fino a mezzogiorno, chè a quell’ora doveva trovarsi in piazza, girovagò tutta la mattina intorno a Rialto.

Di questa costa, la` dov'ella frange piu` sua rattezza, nacque al mondo un sole, come fa questo tal volta di Gange. Pero` chi d'esso loco fa parole, non dica Ascesi, che' direbbe corto, ma Oriente, se proprio dir vuole. Non era ancor molto lontan da l'orto, ch'el comincio` a far sentir la terra de la sua gran virtute alcun conforto;

V'ha allo stesso foglio 10, un altro diploma risguardante il conte Piero d'Alençon, carissimi consanguinei nostri, scrivea Carlo lo Zoppo. Questo è dato di Nicotra a 20 aprile, undecima Indizione , e provvede che si supplisse del denaro regio il bisognevole a soddisfar tutti i lasciti del testamento Alençon. Questi era dunque gravemente infermo.