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«Era un buon giovine, di modi aperti, leale, buon patriota; ma quando entrava a parlare dei grandi scienziati francesi, dei loro studi, delle loro scoperte, non la finiva più. Nominava Velpéau, Nélaton, Ricord, come fossero stati suoi colleghi. Aveva frequentate le lezioni di Claude Bernard, e lo considerava, come era realmente del resto, un luminare della scienza. Tutto questo però, e neppure la rivalit

Lo prese un gran bisogno, un gran desiderio d'amare, e, illuso, anch'egli aspettò con ansia chi lo venisse a trovare, perchè ogni volta che si spalancava la porta entrava nella sala qualcuno che s'indovinava dovesse essere o una madre, o una sorella, o un'amante, oppure un amico, e tutti si avvicinavano lesti e sorridenti all'uno o all'altro dei lettucci, disposti in lunga riga, e vi dispensavano e doni e baci e carezze.

Nel momento che maggiore era l'animazione, un uomo avvolto accuratamente in un gran taub alla beduina che gli lasciava scoperti solamente gli occhi, entrava nel campo, senza essere quasi visto.

Entrava nel saloncino, con tutta disinvoltura, andava alla finestra, guardava nel giardino, cinguettava qualche cosa, e poi si metteva a sedere, con seducente languore, sopra una poltroncina, fingendo dedicarsi a un lavoro all'uncinetto.

Ed entrò in palazzo. Nella gran sala terrena, che dava sul giardino, e le cui larghe invetriate erano ancora aperte, il duca vide, appena postovi il piede, la nutrice di suo figlio, che entrava da un'altra parte col bambino. La buona donna a quell'incontro arrossì per la confusione.

I tre ufficiali saltarono in piedi mandando un grido d'ammirazione e di sorpresa. La donna che entrava era una creatura di bellezza straordinaria, irresistibile, una di quelle creature nelle quali sembra che Dio abbia voluto dare un saggio della forza di bellezza, di seduzione e di incanto a cui può arrivare una donna.

Veramente, nella libreria stretta e lunga come un corridoio spirava un filo di frescura, per un riscontro. La luce era mite. Un commesso dormiva in pace, su una sedia, col mento sul petto, all'ombra d'un globo terraqueo. Nessuno entrava. Il libraio aveva qualche lato ridicolo che mi divertiva, così bianchiccio com'era, con quella bocca di rosicante, con quella voce nasale. E in una quiete di biblioteca era assai gradevole sentir dichiarare con tanta sicurezza l'infermit

Allora l'assaliva una rabbia di un genere particolare che la traeva a maledire la propria sorte, ed era in que' momenti specialmente che le entrava in cuore quasi una certezza crudele che il suo Fossano non sarebbe tornato mai più.

La interruppi, ma ella mi disse che nella commozione di Topler questa lettera ci entrava molto. Alcune ore più tardi continuò la dama egli ritornò con suo fratello. Si udì un colpo di campanello. Mio marito! diss'ella. Ritorno subito.

Colla cambiale, colle bricconate del fratello, la Fanny non ci doveva entrare, non ci entrava, affatto. E babbo e figliuolo si accordarono nel difenderla buttando tutta la colpa addosso al Richard e alla esistenza girovaga, e alla vita del teatro. Tutte le sere, esporsi al pubblico in quel modo... sospirava il signor Daniele. Sempre col pericolo di rompersi il collo soggiungeva Giacomino.