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Finalmente quella burrasca, ch'era giunta al colmo e pareva il tuono d'una collera celeste, cominciò insensibilmente a scemare. Si acchetava lentamente, a poco a poco. E il primo motivo, quella dolce melodia d'amore, che si era sempre udita attraverso tutto, ma fiocamente, ora tornava a dominare. Il conte tremava. Un gelo mortale gli serpeggiava pel corpo.

Ed elli a me: «Vedrai quando saranno più presso a noi; e tu allor li priega per quello amor che i mena, ed ei verranno». tosto come il vento a noi li piega, mossi la voce: «O anime affannate, venite a noi parlar, s’altri nol niega!». Quali colombe dal disio chiamate con l’ali alzate e ferme al dolce nido vegnon per l’aere, dal voler portate;

Dopo quella, dovettero gl'infelici ascoltare altre due messe in ginocchio, recitando il rosario: nuove torture adottate dalla chiesa romana in sostituzione delle tanaglie roventi, che una volta si applicavano ai condannati prima di assoggettarli all'ultimo supplizio. Che diavolo! la morte tutta in un colpo è cosa troppo dolce, non dura che un istante!

silenzio puose a quella dolce lira, e fece quïetar le sante corde che la destra del cielo allenta e tira. Come saranno a’ giusti preghi sorde quelle sustanze che, per darmi voglia ch’io le pregassi, a tacer fur concorde? Bene è che sanza termine si doglia chi, per amor di cosa che non duri etternalmente, quello amor si spoglia.

Ella abbassò gli occhi mestamente come chi vede svanire una dolce speranza lungamente accarezzata, e non disse parola.

Dolce pensiero, nella mente impresso Gi

Era a Dante l'amore, il quale a Beatrice portava, per lo suo troppo focoso disiderio spesse volte noioso e grave a sofferire; ma pur talvolta alcun soave pensiero, alcuna dolce speranza, qualche dilettevole imaginazion ne traeva; dove della compagnia della moglie, secondo che coloro afferman che 'l pruovano, altro che sollecitudine continua e battaglia senza intermission non si trae.

A poco a poco il sonno dolce e benefico allargò e distese le sue ali sull'esile corpicino di Bebè; gli occhi si chiusero, le labbra si staccarono dal capezzolo, la testa ricadde alquanto all'indietro, abbandonandosi sul braccio materno.

O dolce stella, quali e quante gemme mi dimostraro che nostra giustizia effetto sia del ciel che tu ingemme! Per ch'io prego la mente in che s'inizia tuo moto e tua virtute, che rimiri ond'esce il fummo che 'l tuo raggio vizia; si` ch'un'altra fiata omai s'adiri del comperare e vender dentro al templo che si muro` di segni e di martiri.

Sorridi ancora!... Passano I secoli e le genti, E le plebi, al barbaglio Degli empi pläudenti, Tu non merchi gli applausi, Ma sul tuo franco viso Ami serbar l'impavido sorriso, O modesto filosofo, Spesse volte affamato, Io mi faccio una gloria Di camminarti allato! O dolce amico, insegnami A vivere securo Sotto l'usbergo del sentirmi puro! Agosto 1875.