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38 Se 'l sol si scosta, e lascia i giorni brevi, quanto di bello avea la terra asconde; fremono i venti, e portan ghiacci e nievi; non canta augel, fior si vede o fronde: così, qualora avvien che da me levi, o mio bel sol, le tue luci gioconde, mille timori, e tutti iniqui, fanno un aspro verno in me più volte l'anno. 39 Deh torna a me, mio sol, torna, e rimena la desiata dolce primavera!

Lo corpo mio gelato in su la foce trovò l’Archian rubesto; e quel sospinse ne l’Arno, e sciolse al mio petto la croce ch’i’ fe’ di me quando ’l dolor mi vinse; voltòmmi per le ripe e per lo fondo, poi di sua preda mi coperse e cinse». «Deh, quando tu sarai tornato al mondo e riposato de la lunga via», seguitò ’l terzo spirito al secondo,

"Deh piuttosto, se albergate alcuno spirito di piet

34 E se disposto sei volermel torre, deh, prima almen che tu 'l rimeni in Francia, piacciati questa afflitta anima sciorre de la sua scorza ormai pntrida e rancia! Rispose la donzella: Lui vo' porre in libert

Ma quando, dopo un contrasto di passione e di seduzione, la contessa d’Amalfi incamminandosi verso il giardino riprese la romanza, la romanza che ancora vibrava nelle anime, il diletto delli uditori fu tanto che molti sollevavano il capo e l’abbandonavano un poco in dietro quasi per gorgheggiare insieme con la sirena perdentesi tra i fiori. La barca è presta..... deh vieni, o bella!

FULVIA. Fessenio mio, torna presto. FESSENIO. Cosí farò. FULVIA. Ahi infelice Fulvia! Se io cosí troppo sto, certo io me morirò! Misera! che far devo? SAMIA. Forse lo spirito lo moverá. FULVIA. Deh! Samia, poi che il negromante sta tanto a venire, torna a ritrovarlo. SAMIA. Cosí mi pare; e non ci voglio perder tempo. FULVIA. Raccomandagli questa cosa. E torna presto.

Deh, perché son vivo? perché non moro? che fa in questa vita? Ma il tempo fugge e io lo sto perdendo in parole. Ecco Protodidascalo: cercherò qualche consiglio. Che ci è, Protodidascalo? PROTODIDASCALO. Siam rovinati. LAMPRIDIO. Questo vada a chi ci vuol male. PROTODIDASCALO. A voi è toccato in sorte. LAMPRIDIO. Che ci è? parla presto.

Deh! signor Prospero, non gli abbandonate, per carit

Poi ch'ebbe sospirando il capo mosso, <<A cio` non fu' io sol>>, disse, <<ne' certo sanza cagion con li altri sarei mosso. Ma fu' io solo, la` dove sofferto fu per ciascun di torre via Fiorenza, colui che la difesi a viso aperto>>. <<Deh, se riposi mai vostra semenza>>, prega' io lui, <<solvetemi quel nodo che qui ha 'nviluppata mia sentenza.

Ma voi, Maria, foste anche voi madre, anche voi portaste un bambino, e fu cercato a morte, e vi toccò di camparlo fuggendo. Deh! traetevi a compassione di me; guardatemi dal cielo, datemi forza di passare questa notte, quest'angosciosa notte, questa notte d'inferno».