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DON FLAMINIO. Io ben conosco ch'è un bugiardo: pur sento da lui qualche rifrigerio e conforto. PANIMBOLO. Scarso conforto e infelice refrigerio è il vostro. DON FLAMINIO. Ad un povero e bisognoso come io, ogni piccola cosa è grande. PANIMBOLO. Anzi a voi, essendo di spirito cosí eccelso e ardente, ogni gran cosa vi devrebbe parer poca.

E forse per lo stesso Eugenio, il cui destino era d'esser soverchiato dai violenti e dai furbi, per lo stesso Eugenio sarebbe stato meglio il morire che l'assistere allo sfacelo della famiglia... Che se poi gli veniva lo scrupolo di non aver saputo con un po' d'energia impedir la catastrofe, quale strazio doveva essere il suo!... E a quelle anime buone, a quella madre, a quel figliuolo che si sarebbero fatti a pezzi per lei, ella, Diana, in un'occasione simile, non avrebbe mandato, non avrebbe portato una parola di conforto?

Luccicanti di lacrime e ardenti di febbre, gli occhi del giovane avevano impetrato dal compagno, dal fratello d'armi, consiglio nei dubbî, conforto negli accasciamenti, partecipazione alle esultanze.

E d'altra parte aggiunse poco dopo che valgono le memorie senza le speranze? Se pure esse possono darci qualche conforto, gli è quando abbiamo innanzi agli occhi un orizzonte di luce che possiamo popolare dei fantasmi più leggiadri. Spezzate l'avvenire, e il passato diventa un abisso che impaura. Or bene la vecchiaia non ha avvenire, non ha speranze.... fuorchè una.

«Tutto codesto mi disse colla sua bella voce un po' commossa, ed io ne ebbi profondo conforto. «Si trattenne a lungo. Passò tutta la sera con me. Si parlava sempre del passato. E v'erano momenti in cui la sua bella voce mesta mi commoveva. Ed allora riprendevo a parlare di Max, ed esageravo il mio amore per lui con espressioni da romanzo.

Dopo brevi momenti di conforto riarse in Olimpio la rabbia della fame e della sete; come fiera si slanciò sul paniere, Marzio avrebbe potuto impedirlo s'egli non era ridotto in cotesto stato di debolezza. Marzio lo ammonì che se non faceva senno, scampato dal morire di fame lo avrebbe ucciso il cibo.

E per un'altra Ildebrandino cacciavasi a rovinosa corsa dietro ad Oberto.... Alla mattina di quel giorno, nel castello d'Ildebrandino, partiti i cavalieri, lasciandovi poca scorta, madonna Imilda era scesa nella cappella. Oh eh'ella aveva grandissimo bisogno di conforto! O Signore, o Vergine santissima! Fate che il padre mio mi torni salvo dall'armi! Almeno il padre! Oh come vi prego!

Da prima entrando il Cavalier l'inchina, E seco geme a quel dolor cotanto, Poscia con lento piè le s'avvicina, E guarda in terra e stassi immoto alquanto. Scorgendo il suo fedel l'egra Reina Stima ch'ei vegna a rasciugarle il pianto, volendo a sue pene atroci ed empie Conforto sofferir, scote le tempie.

La Sant'Angelo stette ad udire benevolmente le lamentazioni della vecchia dicendole qualche parola di conforto. Era un tipo spettrale: alta, magrissima, con una faccia ossea e due grosse ciocche di capelli arruffati, ricadenti dalla fronte, sotto le pieghe di un fazzoletto giallo, gettato sul capo.

E se ciò non voi far ti 'l mostro aperto Che per mille ragioni mi fai torto Prima che s'io son basso, a tuo grado erto Più sia tua gloria, e a me maggior conforto L'altra se di belt