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CLERIA. Io non niego che non me vi abbi donata e che non sia tutta vostra; ma in quel solo che può apportar biasmo e disonore al nostro commune amore, mi sottraggo dal vostro imperio: e in quello mi prestiate per un poco a me stessa, e poi subito torno ad esser vostra piú che era prima. ESSANDRO. La donazione fu libera e senza queste eccettuazioni: vi dovevate pensar prima che donarmevi.

LIMOFORO. Vostro figlio a tempo che studiò a Salerno, s'innamorò di mia figlia stimata allora figlia d'un maestro di scuola; e sapendo ch'oggi veniva in Napoli per passare in Roma e che doveva alloggiare al Cerriglio, trasformò la vostra casa in taverna con l'aiuto d'un suo servitore chiamato Cappio,

Ora, proseguì donna Livia, la pergamena non esiste più: e se vostro zio od i suoi eredi venissero a reclamare, attestando, come potranno certamente farlo, con prove autentiche, la loro identit

«Ancona ricordi quel prodissimo suo cittadino che tanto l'onora». Vostro G. Garibaldi Per la morte del padre, Augusto Elia all'et

Non avete di meglio a fare, disse Vanardi a Matteo, che venir su meco a vedere che cosa è capitato, poichè quello è il vostro padrone. L'ortolano accettò il partito. Ed ecco in che modo era avvenuta la disgrazia. La lettera che Matteo aveva recata a Marone era del tenore seguente: «Pregiatissimo sig. Marone,

Tra l'approvazione e il sacrificio perciò che s'approva, giace un abisso che voi, col metodo vostro, non potete varcare. E nondimeno è quello il problema. L'uomo è pensiero e azione. Le vostre teoriche possono modificare il primo, non creare l'azione.

Quel che sarete per fare di poi, seguì a dirgli il francese vincitore, lo farete a comodo vostro: domani intanto l'artiglieria si far

Il vostro nome! il vostro nome! ripeteva l'Albani, guardandola fissamente. E allora, con un accento pieno di soavit

Neanche si capisce, quel vostro uniforme; non significa nulla.

ESSANDRO. E l'altro mezzo assai peggio che vivo, anzi son morto tutto, e non ci è altro di vivo che il core, capace e pieno d'infiniti dolori. MORFEO. Siete forse stato in cucina, ché il fumo vi fa piangere? ESSANDRO. Voi ridete, ché non avete ancora inteso il vostro male. PANURGO. M'uccidete tacendo. ESSANDRO. Vuoi farmi un piacere, e te n'arò molto obligo? PANURGO. Voglio. ESSANDRO. Ammazzami.