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Tagliate le corna della superbia, col quale tagliare spegnerete l'odio che avete nel cuore verso di chi vi fa ingiuria. Misurate le ingiurie che fate a me e al proximo vostro con quelle che sonno facte a voi, e trovarrete che, a rispecto di quelle che fate a me e a loro, le vostre non sonno cavelle.

Se aveste avuto qualche anno di più, avreste capito che il vostro procedere meco era molto leggiero. Avete ragione. Perdonatemi. Non più leggiero forse del mio verso di voi. Ma la nostra importunit

Perche' recalcitrate a quella voglia a cui non puote il fin mai esser mozzo, e che piu` volte v'ha cresciuta doglia? Che giova ne le fata dar di cozzo? Cerbero vostro, se ben vi ricorda, ne porta ancor pelato il mento e 'l gozzo>>. Poi si rivolse per la strada lorda, e non fe' motto a noi, ma fe' sembiante d'omo cui altra cura stringa e morda

CAPPIO. Per quanto accorger mi potei, ella altro non bersagliava che avervi per isposo. GIACOMINO. Ella ha compito il bersaglio, ch'io altro non desidero che averla per moglie. CAPPIO. Non so se l'avarizia di vostro padre contenterassi che voi toglieste per moglie una figlia d'un maestro di scola e senza dote.

PANURGO. Ed è possibile che siate cosí povero di partiti che non sappiate trovar rimedio al vostro male? ESSANDRO. Se non ho l'animo meco, come posso trovarlo?

Ne l'altro canto diferisco il resto; che tempo è omai, Signor, di finir questo. 1 Magnanimo Signore, ogni vostro atto ho sempre con ragion laudato e laudo: ben che col rozzo stil duro e mal atto gran parte de la gloria vi defraudo. Ma più de l'altre una virtù m'ha tratto, a cui col core e con la lingua applaudo; che s'ognun truova in voi ben grata udienza, non vi truova però facil credenza.

«Siate generoso, Welfard. Venite per lui. Lasciategli la sua dolce illusione; e quando il vostro ufficio pietoso sar

Coraggio... Chi sa ancora... Suppongo che ci rivedremo presto a Roma, perchè il nuovo Ministero... il vostro Ministero... dovr

«Se nel vostro vin di Ciprorispose Attilio scuotendosi d'improvviso, «aveste gettato polvere d'arsenico, penso che io avrei dovuto ringraziare mille volte la mia fortuna.» «I morti non seppero mai vendicare le offese ricevute.» «Chi mi parla qui di offesa, chi ardisce ricordarmela?

Siamo nella sala del biliardo di Luigi XVI; ma non c'è più il biliardo su cui Luigi metteva la sua posta di cinque lire, rispondendo ad un certo duca che si meravigliava della parsimonia del re: Signor duca, scusatemi; voi giuocate il vostro denaro, io quello di tutti.