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Insomma d'idea in idea, di fantasticaggine in fantasticaggine, chi sa dove sarei andato a cascare, se, più macchinalmente che altro, non mi fossi ritrovato sulla piazzetta, dove era la mia abitazione Eccolo Gridò una voce ben nota, appena spuntai dall'angolo della via. Eccolo! Ripresero altre voci;

Dopo avere, nella parentesi di una breve pausa, assaporata la sua facezia, l'amabile precettore stava per ripigliare la conversazione, quando un cinguettio di voci femminili si fece intendere al di fuori del salottino. Le belle e vivaci fanciulle che erano uscite poco dianzi nel giardino rientravano appigliate al braccio ed alle vesti di Gal-di-fuoco. Cos'era avvenuto?

Una comare, la signora Opimia Incudi, un vero chiodo dalla testa piccola sopra il corpo allungato, si presentò finalmente a Emma De Carolis, la quale non ricordava bene dove l'avesse conosciuta; e avvisò la signora delle voci che correvano, perchè sapesse regolarsi, perchè non si fidasse della gente, perchè provvedesse a tutelare l'onore suo e della figliola, perchè era tempo di metter fine a tanta cattiveria.

mi fu dato, oimè, baciar le care Teste morenti e udir le voci estreme, Comporre i corpi vostri entro le bare, A voi morire insieme! Ben dei pargoli vostri e de le amate Spose lo strazio vidi E il vitupero!... Oh! in me, in me sol vibrate, Empî, i ferri omicidi! Ultimo caddi.

Ma dal rabbioso cor voci spietate Spargeva Aletto, e terribil freme, Che da la fronte, e da le ciglia irate Fiamma rinversa, e rio veneno insieme; Spento Ottoman, spente sue squadre armate Quì rimiro oggi mai, spenta ogni speme, E che si possa far, quinci m'adiro, Per opra nostra a suo favor, non miro.

Gracchiano tutto folte, importune, Voci e aspetti mutando e usanze e vie, E al latrar de le vaste epe digiune Aguzzan gli estri, e ruttan profezie: Apostoli da piazze e da tribune, Ch'

Man mano che si avanzavano gli squilli di tromba e il rullo dei tamburi diventavano più sonori. Talvolta s'udivano nitriti di cavalli, voci confuse di uomini e muggiti di buoi, che il vento portava. Cominciava ad albeggiare quando essi giungevano agli avamposti. Il campo era in piena rivoluzione ed interamente mutato.

Il predicatore, appena terminato il suo discorso, esclama, volgendosi alla Congregazione: Chiedete a Dio! e prega in silenzio. Tutti i fedeli, toccando il suolo colla fronte, seguono il suo esempio. I mubaliges cantano: Amen! Amen, o Signore di tutti gli esseri! Ardente come il calore che precede l'imminente tempesta, l'entusiasmo della moltitudine, rattenuto prima in un silenzio meraviglioso, prorompea allora in sordi mormorii, che alzandosi come le onde e traboccando per tutto il tempio, fanno finalmente risuonar le navate, le cappelle, le volte dell'eco di mille voci unite in un sol grido: Non v'è altro Dio che All

Dieci ducati di oro! E' ci era da comprare un reame. Volevamo andare tutti: per metterci d'accordo facemmo il conto, e toccò a me. Sciogliemmo le corde, che noi altri cacciatori di montagna costumiamo tenere cinte a più doppii intorno alla vita, ed annodatele insieme ci parve potessero bastare per giungere laggiù: mi calarono; con la sinistra agguantava la corda, con la destra stringeva la coltella tagliente meglio di un rasoio: arrivo al nido, lo stacco, me lo assicuro fra il braccio, e il costato. Gli aquilotti strillano, sono sordo; gli aquilotti beccano, gli lascio beccare: agito la corda, mi tirano su, ed incomincio a salire piano piano come una secchia: ogni cosa cammina d'incanto. Giunto a due terzi, e forse saranno stati anche i tre quarti, della salita, mi percuote un rumore di aria rotta violentemente a modo di turbine, e m'intronano stridi disperati. Il giorno diventa buio, e al tempo stesso due punte m'investono, di cui l'una mi straccia la pelle del capo, e l'altra mi fora il cappello, e se lo porta via; perocchè le aquile fossero due, maschio e femmina, e a quanto pare, come Gildippe ed Odoardo, amanti e sposi: per giunta poi, genitori degli aquilotti che portavo meco. Ambedue rivolsero il volo per piombarmi di nuovo a perpendicolo sul capo. Io non aveva mai visto aquile così sterminate. Santo Uberto mi aiuti! Quando mi vennero vicino menai colpi da disperato; ne giunsi una fra la spalla ed il collo, ma non la ferii bene; all'altra mozzai un quarto di ala: ma egli era nulla; si alzavano, si abbassavano, volteggiavano, mi ferivano nel petto, su le spalle, nei fianchi, si avventavano così ratte ad artigli spiegati contro i miei occhi, che davvero incominciai a pentirmi di essere disceso laggiù: però mi difendeva il molinello, che faceva stupendamente veloce con la coltella per tutta la persona. Pensate un po' voi se dovevano, o no, essere nuovi spettacoli un cristiano sospeso per l'aria, che girava girava come fuso che torce la canapa, col nido degli aquilotti in collo, giuocare di scherma incontro alle aquile, le quali con tutte le malizie loro s'ingegnavano lacerarmi, e lo abisso pieno di stridi degli uccelli, e di voci umane le mille volte ripetute dagli echi, di penne svolazzanti, di sangue grondante, e di furore. Nel voltare la faccia in su incontro la faccia dello sconosciuto sporgente dalla balza, che rideva mostrando i denti a guisa di lupo quando ha fame; mi si abbagliarono gli occhi, e un sudore diaccio mi corse lungo la spina... Santa Vergine! Quale orrore! Nel menare colpi io aveva per inavvertenza tagliata più che mezza la corda, gi

Noi volgendo ivi le nostre persone, ‘Beati pauperes spiritu!’ voci cantaron , che nol diria sermone. Ahi quanto son diverse quelle foci da l’infernali! ché quivi per canti s’entra, e l