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Mi precipitai verso il mio serraglio, poichè non sentiami la forza di abbandonare il mio regno senza portarne meco la fanciulla che mi aveva affascinato, e abbracciando Opala, le dissi: La rivolta sta per spogliarmi del regno e della vita.... fuggiamo, vieni meco: io sarò ancora il monarca più felice, il più ricco, il più fortunato se potrò trascorrere il resto della mia esistenza con te.... se tu sarai mia, mia cara Opala, mia dolce fanciulla! , , fuggiamo nella mia patria, dove la dignit

TRASILOGO. Ma or che la còlera m'è salita al naso e mi fuma il cervello, ti farò conoscere chi son io. Pecora, asinaccio sei tu. Menti per la gola: questa è mentita data a tempo, non te la torrai da dosso come pensi. Mondo traverso, perché non vieni qua ora? ché ti romperei la testa e ti cavarei col sangue l'anima: tif, taf. Hai paura di me?

Grande così disse la bimba allargando il più possibile le sue piccole braccia. Grande così ripetè il conte chinando la testa in segno d'assenso. E non soggiunse altro. Nonno dorme bisbigliò Margherita dopo una breve pausa. Fortunata si scosse. Se dorme, lascialo stare. Vieni qui. Ma la fanciulla non si moveva. Nonno dorme ella tornò a dire.

Tu sai dov'è.... andiamo insieme da lei. E così dicendo, gli tremava la voce, e con gli occhi smarriti fissava Rocco, che del pari mal sapeva mentire a quel che aveva in cuore. Tu non stai bene adesso, Damiano. Vieni con me.... andiamo prima....

Credi per certo che se dentro a l’alvo di questa fiamma stessi ben mille anni, non ti potrebbe far d’un capel calvo. E se tu forse credi ch’io t’inganni, fatti ver’ lei, e fatti far credenza con le tue mani al lembo d’i tuoi panni. Pon giù omai, pon giù ogne temenza; volgiti in qua e vieni: entra sicuro!». E io pur fermo e contra coscïenza.

La carrozza procedette ancora per alcuni metri, poi si fermò, e una donna ne discese, tornò indietro a corsa, gridò: Lori, Lori, Lori! Loredana le andò incontro, smarrita, felice, non riuscendo a comprendere; e sulla strada, innanzi al vetturale attonito, madre e figlia s'abbracciarono e si baciarono piangendo. Vieni con me, disse la signora De Carolis alla figlia. Andiamo all'albergo.

Perchè non avevo più nulla a fare in quel paese, ed io ho bisogno di fare qualcosa; perchè quel soggiorno non mi era più possibile, dopo la mia disgrazia. Insomma, che cosa vieni a fare qui? Cercare un posto e del pane. Io sono pronto a tutto. Procurerò di apprendere, se mi chiede cosa che io ignori. Quando si sloggia, vendendo tutto ciò che si ha nel paese ove si è nato, si ha uno scopo.

Vieni ad udirlo, amico mio, e non appena avrai cominciato a gemere di non averlo potuto ascoltare nella sua gioventú, che giá vinto dal piacere presente dimenticherai affatto le ipotesi, ed una forza segreta ti scambierá sul labbro la prima esclamazione: «Quale sará stato egli mai!», nell'altra piú sentita: «Quale egli è mai costui

Dio, eccolo.... eccolo.... veggo il lume: ecco il mio tiranno.... scende le scale, viene a tormentarmi.... Ma vieni, vieni pure.... Prima morta che tua.... .... ah! respiro.... non è lui; nessun lume viene a rischiarare questo abisso.

Se mi torturo così a cercare argomenti, si è perchè ti amo e con questo amore nell'anima, l'avrei prostituito alle cupidigie di... Rifletti, Marcello, non è soltanto ingrato quello che tu pensi di me, è assurdo. Vieni qui, guardami, ti amo, accusami ancora. È vero.