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Intanto Vicenzino viveva nell'azzurro di un bel sogno d'amore. Stando in casa coll'Elena, omai vicina ai quindici anni, bionda, pallida, sentimentale come lui, dal cuore generoso, dalla mente elevata, era venuto a poco a poco a trattarla con intimit

È la mia consolazione; dopo tanti guai e tanti dispiaceri, Dio mel perdoni! al passato non penso quasi più, tanta è la gioia che sento nel cuore quando l'ascolto ridere nella stanza vicina. Voglia il cielo ch'ella possa esser felice! E come può essere altrimenti?

Nancy corse avanti, poi, a pochi passi da loro, si fermò. Aldo voltandosi la vide. Rimase un istante immobile per la sorpresa. Poi si chinò rapido a dir qualche cosa alla sua vicina. Questa annuì, e Aldo si alzò e venne rapidamente a Nancy. Cosa c'è? disse, cosa fai qui? Oh! Aldo! esclamò Nancy, e le lagrime di sollievo le piovvero sul viso; finalmente! finalmente! ti ho cercato tanto!

Fuor dell'Arco ticinese, che il nostro Lorenzo s'ostinava, come sappiamo, a chiamar porta Marengo, seguendo la ripa del Naviglio grande e quella lunga costiera fiancheggiata di case e di tettoje, vedi in mezzo a un pittoresco gruppo di casali, detti la Cascina Campagnuola, l'antica chiesa di san Cristoforo. Fu dedicata, fin dal trecento, per voto de' buoni Milanesi dopo una fiera peste; e d'allora in poi, ogni anno, nell'ultima domenica di luglio, è costume dell'allegro popolo, divoto delle sue feste e buontempone, d'accorrere a venerare il santo gigante, e a finir la bella giornata nella vicina osteria della Samaritana, vecchia quasi al par della chiesa, e sulle aje e ne' prati che la circondano. È una delle poche feste popolari che ancora durano ab antico. E in quel puoi col

È meglio poi che egli sia a Roma che qui. Io vorrei pertanto vederlo ancora una volta!.... Ella ruppe in un dirotto pianto ed andò a rinchiudersi nella sua cameretta. Bambina non era pia, tuttavia ella pregò, ella sperò. La notte venne. L'orologio della chiesa vicina cominciò a snocciolare le ore. Ogni colpo di martello batteva al cuore della povera creatura e lo piagava.

La madre andava e veniva dalla stanza vicina, stendeva la tovaglia sulla tavola e vi disponeva la scodella di maiolica bianca, la posata lucente che pareva d’oro, il bicchiere e la bottiglia del vino; la figliuola, china sul fuoco al mio fianco, soffiava gonfiando le gote perchè bollisse presto l’acqua del caffè.

Falco prese una delle tazze offerte da Orsola e la presentò a Gabriele, che fingendo di delibarla la ripose; il montanaro tracannò all'incontro la sua d'un sorso solo; riconfortatosi appena con quella bevanda lo stomaco, s'alzò in piedi d'un balzo, perchè s'intesero i tamburi della Fortezza suonare la seconda chiamata: "Oh che fretta! veniamo, veniamo: attendetemi un momento, signor Gabriele: vado a prendere il moschetto e due buoni pugnali e partiremo" Così dicendo recossi nella camera vicina preceduto da Orsola col lume.

All'avvicinarsi della sera, essendo l'ora prefissa al partire, uscirono per discendere a piè della rupe, ove il navicello di Falco venir dovea da Palanzo. Il sole all'occidente mandava per mezzo a nebbioso velo l'ultimo suo raggio che batteva sui monti e faceva pallidamente rosseggiare le case e la bruna torre della vicina Nesso, intorno a cui mille rondini giravano a volo.

Santo Dio! come si fa!... Prima, il padrone non mi ha dato mai il permesso: poi s'è malato il bambino della mia vicina, il povero Gigino, e mi voleva sempre alla culla, povero angelo!... Volevo appunto mandarle a dire alla Cristina, che oramai andrò per le feste... Sar