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Un altro scrittorel di simil forma, il qual delle Stagion facea poemi, di cui Dodon avea riso pro forma de' suoi cattivi versi e de' proemi, aveva detto che non prende norma dai scritti di Dodon da' sistemi; ché non tersa scrittura ne' bei detti, ma che vuol esser succo ne' libretti.

Però io, non avuto riguardo per ora alla fatica che costano i bei versi a tesserli, confesso che qui, tra noi, per rispetto solamente alla lingua, chiunque si sgomenta de' latrati dei pedanti piglia impresa meno scabra d'assai se scrive in versi e non in prosa.

e ripeteva questi due versi intercalari, strofa per istrofa, fino all’ultima: Stu prudigiu di munnu Pri ’n eternu ’un tocca funnu; Liunardu lo nnomu; Resta sempri di grann’omu; Liunardu sulu ha statu Ca li nuvuli ha tuccatu; La forza a tantu arriva. Liunardu viva viva! Viva viva la sua virtù! Un omu di terra ’nta l’aria fu!

Voi sarete oggi spettatori d'una nova commedia intitulata Calandria: in prosa, non in versi; moderna, non antiqua; vulgare, non latina. Calandria detta è da Calandro el quale voi troverrete sciocco che forse difficil vi fia di credere che Natura omo sciocco creasse giá mai.

È da notarsi, per altro, che egli ricevette in quel torno una lettera del giornalista teatrale, che domandava a lui «poeta inarrivabile, speranza del Parnaso italiano» quattro versi, anche brevi, da stamparsi sotto il ritratto d'una ballerina, alla quale egli, il buon frate brodaio della gloria, doveva fare l'omaggio d'uso, in occasione della sua serata al Regio.

E spiegò il foglio mentre parlava, e soggiunse, "Somma tutto non è punto una lettera; è un accozzaglia di versi." "Son dessi scritti dalla mano del prigioniere?" domandò un giurato. ", non lo sono," rispose il Coniglio bianco, "ed è questa la più strana di tutte le cose." "Forse egli ha imitata la scrittura di qualcheduno," disse il Re.

Gian-Paolo aveva vent’anni. Una sera di maggio, il curato stava correggendo certi versi suoi, destinati ad un amico parroco in un paesello remoto dove non capita mai anima viva. Il giorno innanzi era piovuto a catinelle dodici ore filate, ma il cielo s’era rifatto di quel sereno che dura e non era seguita la menoma disgrazia. Verso le dieci di notte, nella pace del villaggio rintrona un frastuono improvviso ed immenso, come se rovinasse la montagna; tutto il paese è sugli usci; il fragore cresce, empie l’aria, batte ai monti di l

È un componimento in versi laddove il dialogo è piú elevato, ed in prosa laddove alcuna volta è piú famigliare. Non ha, come giá vi ho detto, unitá di luogo e di tempo... |La maggior parte de' lettori|. Corbellerie! Siamo oramai persuasi tutti che di queste due unitá non debba tenersi piú conto. Date loro la buona notte una volta per sempre.

quantunque la notizia che abbiamo ora di una Canzone antinapoleonica, non codarda certamente e non oltraggiosa, ma pure scritta dal Manzoni, quando il colosso napoleonico non lo poteva più ferire, scemi una parte dell'efficacia potente che avevano que' due mirabili versi.

E le critiche dei loro versi. E le loro risposte alle critiche dei loro versi. V'erano dei tempestosi poeti con barbe in punta; dei fortunati poeti coi baffi all'insù; dei cupi poeti non stampati; e dei poeti negligenti che si lavavano poco. Vi fu anche un poeta che portò via un soprabito dall'anticamera.