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Eh, disse sua sorella, George, per la poesia, è famoso! George sorrise modestamente, e si passò le ben manicurate dita nei radi capelli. Mah! sospirò, oggi-giorno dei veri poeti non ce n'è più. Sono tutti morti da un pezzo! E Nancy disse: Temo anch'io che sia così. Mamma! chiamò la voce chiara e sveglia di Anne-Marie traverso la porta socchiusa. , cara, disse Nancy. Buona notte.

Su nella gran sala del Consiglio, Matteo Cantasirena trionfava. Egli solo non aveva paura, perchè si sentiva innocente: erano il Tolomei; il Duranti, erano il Bizzarelli, il Brunetti, il Vergani, erano coloro che volevano imporre la ingiusta, la iniqua, la sciagurata sospensione dei lavori, i soli, i veri responsabili di quegli eccessi, di quei disordini.

Ma dove egli adopera l'immagine poetica del prisma che confonde i falsi paradisi, non è molto scientifico; perchè col prisma non si strappano confessioni ai paradisi veri o falsi, si scompongono soltanto le luci; e quando si attiene più fedelmente alla scienza, accennando alle righe di Frauenhofer, non è molto poetico.

Vedemmo lontano, davanti a noi, un gran nuvolo di polvere, e pochi momenti dopo fummo circondati da una turba di trecento selvaggi a cavallo, verdi, gialli, scarlatti, bianchi, violetti, cenciosi, scarmigliati, ansanti, che pareva che venissero da una mischia. In mezzo al fitto polverìo che ci avvolgeva, vedemmo il loro Governatore, un gigante con lunghi capelli e gran barba nera, seguito da due vicegovernatori canuti, armati tutti e tre di fucile, avvicinarsi all'Ambasciatore, stringergli la mano e sparire. Subito dopo cominciarono le cariche, gli urli e le fucilate. Parevano frenetici. Sparavano fra le gambe delle nostre mule, sopra la nostra testa, rasente le nostre spalle. Visti da lontano, dovevan sembrare una banda d'assassini che ci assalisse. V'eran dei vecchi formidabili con lunghe barbe bianche, ridotti a ossa e pelle; ma che parevan fatti per resistere ai secoli. V'eran dei giovani con lunghissime ciocche di capelli neri che ondeggiavano al vento come criniere. Molti avevano il petto, le gambe e le braccia nude, turbanti in brandelli e cenci rossi attorcigliati intorno al capo; caic laceri, selle disfatte, briglie di corda, sciabolaccie e pugnali di forme strane. Le faccie poi! È assurdo, diceva il comandante, facendo la caricatura di don Abbondio, è assurdo il supporre che questa gente possa fare il sacrifizio di non ucciderci! Ognuna di quelle faccie raccontava una storia di sangue. Ci guardavano passando, colla coda dell'occhio, come per nasconderci l'espressione del loro sguardo. Cento ci venivan dietro, cento a destra, cento a sinistra, sparsi per i campi a grande distanza. Questa guardia dai lati era nuova per noi; ma non tardò ad essere giustificata. Più andavamo innanzi, più spesseggiavano le tende nella campagna, fin che passammo in mezzo a veri villaggi circondati di fichi d'India e d'aloé. Da tutte queste tende accorrevano arabi, vestiti d'una semplice camicia, a gruppi, a piedi, a cavallo, in groppa agli asini, due, persino tre sopra una sola cavalcatura; le donne coi bimbi appesi alle spalle, i vecchi sostenuti dai ragazzi, tutti affannati, smaniosi di vederci, e forse non di vederci soltanto. A poco a poco ci fu intorno un popolo. Allora i soldati della scorta cominciarono a disperderli. Si slanciarono al galoppo di qua e di l

Deploravano essi l'acciecamento dei loro avversari; sforzavansi di aprir loro gli occhi coi ragionamenti; erano ascoltati con deferenza, ed anche con reverenza, ma appena erasi dileguato nello spazio il suono della loro voce, le ree passioni, l'invidia, l'ambizione forsennata, i privati rancori, gli stolti e ridicoli divisi superavano agevolmente la sana e incontrovertibile argomentazione di quei veri politici.

In Roma i gesuiti sono i padroni veri della situazione, e usufruiscono del pari le truppe forestiere, l'obolo di San Pietro, le credenze religiose, e le influenze politiche. Il Papa, capo apparente della chiesa e il cardinale Antonelli, che regge il governo temporale di Roma, stanno sotto il dominio dei gesuiti.

Tutti? domandò il principe. Tutti. Ah!... esclamò il principe, e con mano tremante raccolse tutti que' gioielli. Sapete che cosa è accaduto?... Qualcuno.... un frodatore di certo.... ha fatto togliere i veri diamanti e vi ha fatto porre i falsi.... Denunziate questo furto alla giustizia.... Non posso....

O carissima figliuola, e quanti sonno questi cotali che al d'oggi si pascono in questa navicella? Molti: unde pochi sonno e' contrari, cioè i veri obbedienti.

Ma poi nun serve mo che t'incomincio A dilli tutti, tu, si te l'aggusti Tutti st'òmini qui, vattene ar Pincio. E , mica hai da fa' tanti misteri: Ché queli busti, prima d'esse' busti, So' stati tutti quanti òmini veri. E che òmini! Sopra ar naturale. Che er monno ce l'invidia e ce l'ammira! E l'italiano ci ha quer naturale Che er talentaccio suo se l'arigira.

Oltreché, queste improvide cittá non si divisero giá solamente, quasi repubbliche, in quelle due parti infelicissime ma forse inevitabili de' grandi e de' piccoli, de' nobili e de' plebei; ma, come veri comuni dipendenti, in quelle anche piú infelici pro e contro al signore straniero.