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Di quando in quando si picchiano le mani e il popol ride, e perch'ella era alquanto curiosa, Turpin ci lasciò scritta qualche cosa. V'erano in essa di molti cristiani posti in aspetto obbrobrioso e tristo, preti papisti e frati veneziani, ch'altro eran ben, che imitator di Cristo.

Nell'anno della conquista, Venezia fece col barbaro conquistatore un trattato di pace, d'alleanza e buon vicinato, per salvare i suoi stabilimenti, i suoi scali, e a capo di essi il bailo ambasciadore, consolo, giudice de' cittadini veneziani sofferti.

Del quale, non aggiugneremo altro, se non che, or alleato, or nemico de' papi e delle cittá, e de' greci e de' propri duchi, egli prese una volta Ravenna, toltagli in breve da' veneziani sudditi greci fedeli quella volta; e prese parecchie altre cittá, fra cui Sutri che donò a San Pietro e San Paolo, cioè alla mensa di Roma, cioè al papa, primo esempio di tali donazioni.

In Italia, Pipino re guerreggiò contra il duca di Benevento, ma senza frutto; contra greci e veneziani, con questo gran frutto per gli ultimi, che tra guerre e paci coll'imperatore occidentale, essi scossero piú che mai lor dipendenza dall'orientale.

Solo un italiano in Europa poteva esserne capace e fra tanti italiani egualmente culti nessuno era meglio adatto di un fiorentino. I Veneziani non ebbero che uomini di governo e ambasciatori: la loro repubblica compatta e sicura disciplinava troppo presto e troppo fortemente gl'ingegni per lasciar loro la libert

Raynald, Ann. ecc., 1284, §. 10. Ibid., 1283, §. 40. Il breve al principe Carlo, posteriore al fatto, è dato il 22 aprile 1284. D'Esclot, cap. 115, riferisce la risposta dei Veneziani. Raynald, Ann. ecc., 1285, §. 63 e 64. Quivi si legge la bolla di Onorio, data di Tivoli il 4 agosto, anno 1. Raynald, Ann. ecc., 1283, §. 40, nel detto breve del 22 aprile 1284. Saba Malaspina, cont., pag. 418.

Perciò si veggono falsificate piú spesso le monete di basso argento de' principi di Lombardia che li testoni e paoli della Chiesa e della Toscana, piú li ducati veneziani che gli scudi e ducatoni della medesima zecca; essendo verissimo ch'egli è piú facile l'immitar col falso il men buono che il perfetto.

Fra le varie rappresentazioni che adottarono i Veneziani per effigiare l'alato leone simbolo del loro patrono S. Marco, è certamente una delle più singolari quella che ne mostra la sola parte anteriore presentata di guisa tale che la sommit

Così, o Veneziani, noi cantammo, danzammo e ridemmo davanti all'agonia dell'isola di File, che morì come un sorcio decrepito dietro la diga d'Assuan, immensa trappola dalle botole elettriche, nella quale il genio futurista dell'Inghilterra imprigiona le fuggenti acque sacre del Nilo!

Non ismettevasi tuttavolta in senato il pensiero, che fu poi la costante politica tradizionale della repubblica, di studiare le occasioni opportune, per frenare la prepotenza ottomana, e per rilevare in levante la supremazìa politica e commerciale dei Veneziani.