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Allorché i Veneziani dilatarono le loro conquiste in Italia, sentirono la necessit

Il Pardessus ci una cronologia preziosa de' privilegi ottenuti da' genovesi; in Antiochia nel 1098 e 1127; in Giaffa, Cesarea ed Acri nel 1105; in Tripoli nel 1109; in Laodicea ne' 1108 e 1127: da' veneziani in Giaffa nel 1099; in tutto il regno di Gerusalemme ne' 1111, 1113, 1123, 1130: e da' pisani in Giaffa, Cesarea ed Acri nel 1105, e in Antiochia nel 1108.

E qui si chiude la prima delle classi in cui ho spartito la numismatica de' possedimenti de' Veneziani, rivolgendo ora le mie indagini alle monete da loro battute per le province che costituivano il Levante Veneto.

Scelsero di combattere. Consacrarono con l’azione l’unico valore ideale dell’esistenza. E caddero, come Roberto. Siano qui ricordati e glorificati nel suo nome. C’era una volta un bambino biondo. Era nato a Venezia, da genitori veneziani, il dieci di maggio del 1900.

Ragguagliato invece all'iperpero che vedemmo valutato grossi veneziani 7, un iperpero valeva grossetti di Cattaro 10 1/2.

Ecco quella del re Filippo: Al venerabilissimo e stupendissimo capitan Sconquasso de Sconquassi de Squassamenti, mio lugar teniente e general de' miei esserciti. Ecco quella del re di Francia: Al mio amatissimo Colonello e Maestro, sotto il quale ho imparato la milizia. Ecco quella de' veneziani e di altre republiche, ch'io non ne tengo conto; e io non son uomo di bugie, ma m'è cara la veritá.

Colui, che spinse in Italia i barbari fu per lo appunto Giuliano della Rovere, più tardi Giulio II, il quale dagl'imperiti delle storie viene celebrato come perpetuo nemico degli stranieri, ed irrequieto ripetitore del grido: «fuori i barbariAhimè! peccarono a volta a volta tutti i nostri padri, e i Veneziani stessi col trattato di Blois convennero co' Francesi di pigliarsi, e spartirsi il Milanese: che Ferdinando il cattolico e Luigi XII cristianissimo si accordassero a dividersi il reame di Napoli, bene sta; per loro era preda, ma che preda i Veneziani considerassero la Italia, questa è cosa ch'io perdono loro meno, che il truce istituto degl'inquisitori di stato.

Infatti Venezia aveva quel giorno un aspetto unico. Gli storici assicurano che la gioja si leggeva in viso a tutti. Di gran gioja non si comprende davvero il motivo. Perchè mai difatti i Veneziani erano così felici di vedere ed accogliere Enrico III? ma probabilmente, allora come adesso, essi prendevano volentieri pretesto del passaggio dei sovrani per divertirsi, senza guardar tanto in l

È vero che questo suo nobile disdegno non gl'impedì d'essere tra i patrizi veneziani i quali sollecitarono dall'Austria la corona di conte.

Oltre a ciò un altro importante rispetto, pur degno di somma considerazione, stringeva Venezia alla Persia: quello del commercio, del quale trattasi nella seguente Parte seconda. Delle relazioni commerciali tra la Repubblica di Venezia e la Persia. Del commercio dei Veneziani colla Persia.