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Per l'effetto della scena, A' tuoi piè, signor, mi getto.... Deh! non volgermi la schiena.... Ti commova il mio dolor.... Innocente fu il duetto... Son qual ero, onesta e pura.... Ci batteva la misura Dell'orchestra il direttor.... È mio destino... E innocenza vanti ancor?.... PRIM. Attestar che il vero ho detto Può l'orchestra tutta quanta L

Chiusa nel velo, coi lunghi occhi obliqui fissi all’artier da la vermiglia tunica, ritta presso la porta parlò ella, e sibilo parea la sua favella: «Affila, affila sulla cote lucida i tuoi coltelli dai riflessi lividi. Affila, affila, scarno affilatore: questo per l’odio, questo per l’amore. Nell’alterno strider le lame oscillano, com’esse, al ghigno, i tuoi denti sfavillano.

Tu non vi eri, tu che preferisci i tuoi eterni libri... Se divaghi sempre, non ti ascolto più. Devi ascoltarmi; questo segreto mi soffoca, mi uccide. Ricominci?

No, impossibile, impossibile ti dico. Ti odio, lo capisci, che ti odio ora!... Sei proprio inesorabile? Inesorabile. Guarda, io, un tanto superba, sono ai tuoi piedi supplicante. Fa di me quello che vuoi, sarò tua schiava, e subirò i tuoi più strani capricci senza un lamento, senza un sospiro.

Compráte robbe a bizeffe, mangiate ad uocchie de puorco, satorateve a pietto de cavallo, bevete a diluvio; e lassate qualche morzillo pe quanno torno. CAPPIO. Lasciatici alcun'altra cosa. GIACOCO. Guerregnao, chisto m'ha fatto la gatta: non aggio chiú spanto, porrissivo sonare le campane de gloria. CAPPIO. Qualche cosetta almeno. GIACOCO. Te', all'uocchi tuoi!

Si fanno sopra te discorsi orrendi, come se fosti qualche... tu m'intendi. Queste imprudenze, questi nascondigli, il voler a tuo modo senza freno, le lettere amorose, i tuoi puntigli per certi Filinor sono un veleno; e désti a sospettar sino a' conigli, e a dir ch'è il tuon, dove appare il baleno. Io ti difendo, ma una lingua sola non può frenar d'un popolo la gola.

Siate cortesi fra di voi e tu sii coi tuoi suoceri, coi tuoi cognati, con tutti i membri della nuova famiglia di un'amorevolezza piena di riguardi; senza buttarti ai nuovi affetti con prorompente imprudenza. È meglio metter da parte qualche tenerezza di riserva, nel caso in cui la meritassero.

Poi che Rodi atterrata, e di sue mura Fia cosparso l'incendio oltra le stelle; Vecchi ed infanti entro prigione oscura, E fian le madri vilipese ancelle, Io per vendetta di tua morte dura Scannerò con mia man cento donzelle, Ed ergerò sepolcro, in cui si miri Lunga memoria di tuoi bei martiri.

udir convienmi ancor come l’essemplo e l’essemplare non vanno d’un modo, ché io per me indarno a ciò contemplo». «Se li tuoi diti non sono a tal nodo sufficïenti, non è maraviglia: tanto, per non tentare, è fatto sodo!». Così la donna mia; poi disse: «Piglia quel ch’io ti dicerò, se vuo’ saziarti; e intorno da esso t’assottiglia.

Orbene, qui abbiamo un caso, per l'appunto: il caso di una fanciulla che è sparita da casa sua, non si sa come, ma certo per opera di furfanti matricolati, e assai potenti per giunta, poichè i signori di palazzo Ducale non vogliono darsene briga, certo per tema di scottarsi le dita. Questo è pan pe' tuoi denti! disse capitan Dodero, volgendosi al Giuliani.