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La stella di Giuliano è tramontata. Egli non ha che pochi giorni di vita, e son giorni di ansie terribili, glorificati da un eroismo che nella sventura giganteggia. Le guide lo tradiscono, e l’esercito erra senza direzione. La sua posizione è resa gravissima dalla condotta del nemico. I Persiani, veduto l’errore di Giuliano che si era, da stesso, privato della sua base d’operazione, si guardan bene dal venire a nuova battaglia, ma sistematicamente si accingono ad incendiare ed a distruggere le erbe ed il grano delle regioni circostanti, così da affamare l’esercito romano, il quale soffriva insieme pel calore eccessivo, per le morsicature degli insetti e per la piena delle acque¹⁴⁷. Non giungendo gli aspettati aiuti dall’Armenia, Giuliano, vedendo impossibile mantenere il suo proposito, si risolve di ritirarsi piegando al Nord, per modo da raggiungere paesi più temperati, che avrebbero offerto all’esercito il necessario sostentamento. La marcia dei Romani procede per alcuni giorni difficilmente, in un paese devastato, disturbata continuamente dai Persiani che attaccano la retroguardia o i drappelli isolati. L’esercito del re Sapore segue ormai da presso i Romani in ritirata, e l’enorme polverio che si solleva all’orizzonte è indizio della sua presenza. Finalmente, nel piano di Maranga, si viene a battaglia¹⁴⁸. È bello leggere in Ammiano, che assisteva alla battaglia, la descrizione dell’esercito persiano, in cui si trovavano due figli del re e molti satrapi, delle armature meravigliose, degli arcieri infallibili, degli elefanti spaventosi. Davanti a questo pauroso spettacolo, Giuliano riacquista tutta la sua prontezza di spirito e l’audacia sicura del concitato imperio. Per impedire ai famosi arcieri persiani di far strage da lontano dei suoi soldati, raccoglie in un denso nucleo gli invincibili fantaccini di Roma e della Gallia, e fa una carica a fondo sulla fronte del nemico che non sostiene l’urto e si volge in fuga, lasciando il terreno coperto di morti. Una grande vittoria, ma una vittoria inutile. Pei tre giorni consecutivi l’esercito di Giuliano sta tranquillo negli accampamenti, per ristorarsi e curar le ferite. Nella notte del terzo giorno, Giuliano, che partecipava a tutti gli stenti dei suoi soldati, si alza dal duro giaciglio. Come al solito

Alcuni allora ridevano e commentavano l'arguzia della fanciulla; altri tacevano, come sopraffatti, e si trovavano quasi a disagio nel nuovo ambiente, che l'idea spiritosa dell'Elisa aveva formato intorno ad essi. Un leggero, un lontano, un vago sospetto li prendeva: quello di poter sembrare per avventura un pochino imbecilli in faccia a lei.

Dalla rivoluzionaria assemblea, fu conchiuso d'inviare una sommissione al Generale e fargli noto, come idea decisa di tutti, fosse il raggiungere i fratelli che si trovavano in faccia al nemico. Eletti a far parte di questa commissione furono appunto i tre nostri amici Rossi, Piccini, Stefani.

In quest'uomo ella avea riconosciuto Marco Alboni, l'intendente del marchese di Trapani, ben noto anche al nostro lettore. Si trovavano tutti riuniti: il marchese, Diana, la principessa, il Venosa. Avremmo da dirvi qualche cosa di molto confidenziale! incominciò la principessa. E si voltava verso Marco come per far capire che colui era di troppo.

Finalmente quando essi si mossero, anche noi, dietro di loro, ci siamo posti in cammino. Bisogna sapere che io ero con Mario, e davanti camminavano Vittorio e Carlo, i quali si trovavano più vicini alla comitiva dei Guerini.

Se entrambe le ambascierie trovavano favore, egli sarebbesi attenuto all'esito della più vantaggiosa; se una andava fallita, poteva sperare nell'altra.

Di cibo non ci era da parlarne, e noi si aveva un appetito numero uno; una sola botteguccia era aperta, ma anche in questa non si trovavano che pochi pezzucci di pane; li dividemmo da buoni fratelli, ma appena si cominciavano a divorare, eccoti di nuovo l'ordine d'immediata partenza.

Orazio, da capitano avveduto, avea fatto preparare cariche quante armi si trovavano nel castello ed alle donne, aveva lasciata la cura di ricaricarle insieme ad alcuni domestici, a misura che si sparavano.

Autori paesani e forestieri, ricercando la causa dell’ozio in Palermo, la trovavano l

Uomini, donne, si trovavano col duca a loro agio; la sua gaia affabilit