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L'invidia ti rode: crepa d'invidia a tuo modo, teh, teh! Ma se pur n'hai tanta invidia, va' all'astrologo che ha trasformato me, e fatti trasformar ancor tu. CRICCA. Quanto può la forza dell'imaginativa! VIGNAROLO. Non basta il mondo a tôrmi da cosí soave pensiero d'essere Guglielmo: ci sono e ci voglio essere; e se non ci fossi, pur mi parrebbe d'essere.

TRASILOGO. Anasira, quella mia conoscente; e vogliono con questo inganno tormi Olimpia mia sposa. Son uscito per incontrarlo e ammazzarlo. SQUADRA. Per dirlovi, padrone, a me parea impossibile che Olimpia v'amasse mai, perché alla vista conosceva che ne stava molto aliena. TRASILOGO. O Dio, che queste feminacce del diavolo fanno poco conto d'un cor tremendo e foribondo!

75 Non men di me tormi costei disia di servitù, pur che ne venga meco, che così spera, senza compagnia de le rivali sue, ch'io viva seco. Ella nel porto o fuste o saettia far

LIMOFORO. Che per tormi la figlia, m'hai occupato il nome e l'esser mio. PSEUDONIMO. Ed io questo medesimo dirò di te. PEDANTE. Mira che viso invetriato! Tu sei un spurio e adulterino Limoforo. LIMOFORO. E ti basta l'animo di negarlo? PSEUDONIMO. ben, perché dico il vero. ANTIFILO. Va' t'appicca. PSEUDONIMO. Va' e appiccati tu che lo meriti, ché tu vuoi truffar me.

XLVII. A Lattanzio de' Benucci Io ch'a ragion tengo me stessa a vile, scorgo parte in me che non m'annoi, bramando tormi a morte e viver poi ne le carte d'un qualche a voi simile, cercando vo per questo lieto aprile d'ingegni mille, non pur uno o doi suggetti degni de i più alti eroi, e d'inchiostro al mio tutto dissimile.

PARDO. Mi dispiace l'onor che ti ho fatto; ma tu non pratticherai piú meco. GULONE. Ed a che mi può servir la tua vecchiezza? a darmi consiglio? Io non ho bisogno di consiglio, fo mai cosa con consiglio. PARDO. Se non vai via, chiamerò alcun di casa, che ti spezzi l'ossa. GULONE. Chiama Mazzafrusto o Sgraffagnino che mi prendano. PARDO. Vo' entrarmene in casa, per tormi questa bestia dinanzi.

Per non morirmi di passione avea pensato tôrmi la sorella per isposa, la qual sempre che avesse veduta avrei veduto in lei l'imagine sua e gustato l'odor del sangue e del suo spirito. Or ei, cagion di tanto male, mi vuol tôr la seconda: io che ho oprato bene ricevo male, ed egli che ha oprato male sará guiderdonato.

GIACOMINO. Ed or avendo bisogno di fidarmi d'un amico per tormi dinanzi l'ostacolo di Antifilo, ho eletto voi fra i piú cari; poiché in voi concorrono tutte quelle parti che sono necessarie in questo effetto: voi forastiero non conosciuto in Napoli, sagace, accorto, ricco di partiti e da sapersi risolvere in ogni occorrenza; talché stimo sicuramente che voi sarete il principio, mezo e fine d'ogni mio contento.

Egli aveva pur dianzi dimostrato troppo chiaramente la stima in che teneva la virtuosa indole d'Eugenio, perchè io dovessi tormi sul serio la briga di contendergli uno sfogo di bile ingenerosa che sarebbe stato necessariamente seguito dal pentimento. Il mio silenzio valse meglio che il rimprovero.

Bisognan pollastroni e galli d'India intieri intieri, ogni cosa a tavola alla tedesca, i catini pieni, e ogni un piglia quel che vuole. PARDO. Creanza de pari tuoi! dopo aver diluviato e tracannato a tuo modo, vai dicendo il contrario. GULONE. Minestre fredde e vin caldo, che bisognava tormi da tavola piú morto di fame, che quando ci venni.