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Si chiama Tina? : mi permetta di andare innanzi, mi fermerò in faccia all'uscio, lo lascerò aperto ed ella salir

Nuovamente la testa della sciancatella sbucò dalla siepe: voleva fuggire pel campo cercando qualche ricovero più sicuro, gli spini tremavano e oramai tutto il collo ne era fuori, quando un altro galletto rosso vi saltò sopra. Tina scorse quella testa fra due zampe con un'altra testa, che le batteva sopra oscillando. Chiuse gli occhi.

Tina la conosceva sin dal primo giorno, nel quale era diventata la loro vicina, e non l'aveva mai veduta esaltarsi davanti al lungo atroce martirio di quella creaturina, che espiava così i vizi del padre.

Tina avrebbe voluto dir loro di rimanere, ma una sensazione improvvisa glielo impedì: si strinse nella coperta riabbassando la testa sul cuscino senza nessuna vergogna che fosse così sudicio. Le griglie erano aperte e pei vetri si vedeva al di fuori il chiarore della notte.

Dov'era Tina? Nel cimitero lassù, non sapeva altro. Certamente avevano calata la cassa in una fossa comune, fra cadaveri ignoti l'uno all'altro, e se n'erano andati senza nemmeno voltarsi per stendere sulla terra smossa quella corona di narcisi bianchi. Eppure Tina non avrebbe chiesto di più: tutta la sua primavera non aveva avuto altri fiori.

Poi si rialzò faticosamente, le fece un segno di croce sulla testa e disse: Tornerò domani sera: pregate la Madonna, domani sera sono sicuro che vi confesserete. Ma Tina vedendo che stava per partire, frenò a stento uno scoppio di lagrime: perchè se ne andava? Dopo sarebbe più sola. Egli aveva parlato con una tenerezza, che nemmeno la mamma le aveva mai mostrato nei più tristi abbandoni.

Inginocchiatevi dentro, disse don Pietro. Tina dovette scavalcare quei mattoni per entrare nella nicchia, ma si avvide subito che non era abbastanza profonda per tenervi dentro le gambe: però ubbidì. Volse la schiena al muro e piano piano piegò le ginocchia reggendosi con ambo le mani il ventre per diminuire il dolore del suo peso.

Per quanto adesso ella si credesse infelice, qualche bel giorno lo aveva avuto; ma Tina mai, da bimba da fanciulla, nemmeno quelle gioie della infanzia che trova dappertutto un sorriso, nemmeno quelle speranze della giovinezza, nelle quali ogni donna sale come dentro un incanto. Ed era morta per darle da mangiare, non c'era più.

Ma voi, voi dovete dire tutto sino da quando vi potete ricordare. E successe un'altra pausa più lunga. Tina non pensava che al racconto della signora Veronica per penetrarne il motivo. Evidentemente costei aveva avuto una paura che, imparando tutto da altri, don Pietro la credesse complice; ma perchè insistere tanto per chiamarlo, mentre la mamma lei ci pensavano?

Intese parlare al di dietro, poi le voci tacquero. Improvvisamente si ricordò quanto quella donna egoista, così abile a vivere della propria miseria, aveva fatto per lei in quel giorno occupandosi di tutto, della colletta, della cassa, uscendo per andare da don Pietro e dalla signora Cesarina, che aveva mandato dieci lire e una corona bianca di narcisi. Era questo il regalo chiesto da Tina per la propria bara. Ma capì che adesso era finita ogni intimit