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Costei nacque reina, ed a Sultana Poi crebbe in seno, a lei minor sorella, Bella così, ch'ogni bellezza umana Perdeva in paragon nome di bella; E ne l'aria del volto umile e piana Ogni sguardo di lei sembrava stella Che scintillando intra notturni orrori Vibri in cielo seren raggi maggiori.
Corre il buon servo, ed al tiranno avante S'atterra; ei l'alza, e la sinistra pone Sul caro tergo; indi in real sembiante Incomincia con lui grave sermone: Sultana, come donna, e come amante, Ha de' sospetti suoi molta cagione, Ma perch'al suo voler pronto m'inchini Aggiunge segni, e messaggier divini.
Regni Sultana; e ne la patria terra Non pure il pregio suo sen vada altiero, Ma di quanto l'Egeo nel grembo serra Al legnaggio di lei si faccia impero; Ei tenda l'arco, e minacciando in guerra Italia il tremi, e l'orgoglioso Ibero; Questo cheggio da voi, questo dimando, E con queste preghiere il sangue spando.
Quì tra lunghi sospir china l'adorno Suo guardo a terra moribonda, e geme; Ed egli arso d'amore, arso di scorno, Tra molli pianti inesorabil freme; E grida: a te dure catene intorno? Tu n'andrai serva a le miserie estreme? Sultana d'Ottoman tanto temesti? Unqua voce sì ria formar potesti?
Ma perchè il germe de' suoi regi estinti Sultana, armata di belt
Il pranzo terminato, Morella alzossi e disse: Adesso, signori, io sono la sultana qui, e cesso di essere l'anfitrione. Lasciatevi manipolare senza obbiezione, ed obbedite. Ella tirò allora una corda di campanello, e nel medesimo tempo una fanfara invisibile scoppiò.
Non mento, Irene, i Rodïan dolori Con altra prova affermeran mio detto; E tu ben lunge da gli umani errori Discerni appien quanto richiudo in petto; Sì dice; e va dove i notturni orrori Suoi Sultana passar sovra aureo letto; Ivi seco disfoga i casi amari Finchè l'ore notturne il sol rischiari.
Parola Del Giorno
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