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Quivi sospiri, pianti e alti guai risonavan per l'aere sanza stelle, per ch'io al cominciar ne lagrimai. Diverse lingue, orribili favelle, parole di dolore, accenti d'ira, voci alte e fioche, e suon di man con elle facevano un tumulto, il qual s'aggira sempre in quell'aura sanza tempo tinta, come la rena quando turbo spira.

A' suoi occhi si presentava un primo quadro: suo padre e sua madre, onesti contadini, nella loro casipola di Lungro di Cosenza, che dicevano il rosario, seduti attorno al focolare dove bolliva la minestra di patate: la morte l'aveva spazzati col suo soffio gelato, quasi tutt'e due a una volta, sicchè era restato orfano a dodici anni appena, sotto la tutela d'un suo zio, guardiano nella Sila dell'Acquafridda. Egli la vedeva la sua Sila, quell'immensa foresta di querci e di pini secolari, tetra, solitaria, e fredda, di cui conosceva i più cupi recessi, dove tendeva tagliole a ogni sorta di bestie selvatiche. Egli lo vedeva quel suo zio, un vecchio lupo che aveva perduto il pelo ma non il vizio, e aveva contribuito a spingerlo nella via delle scelleratezze, raccontandogli la vita dei banditi celebri, levandone le azioni alle stelle. Non lo poteva dimenticare; erano lunghe storie di sangue, di stupri, di rapine, che avevano lasciato un solco rovente nell'anima sua, l'avevano gettato in preda a fantasticherie selvagge, a cocenti brame d'emulazione. Sicchè qual meraviglia se a sedici anni servisse gi

PILASTRINO. Non so vedere altrimenti le stelle a mezzo giorno se non sotto la botte; ma son certo che non le vedrò giá sotto la tua, subbio e telare, a mille opre d'aragna ch'ivi tesse la muffa per vestirne gli amici de l'aceto e del vin guasto. Resta con Dio. So dir che sei persona d'aver teco de' topi e de le mosche in compagnia. E da lor sei fuggito, così sei largo!

Tutte le stelle gi

Nemmeno le stelle dormono, ma corrono, facendo grandi gesti folli per salvare da collisioni fatali le prue salienti dei pianeti, che forse stanno per investirci a tutto vapore?

Sotto la pergola azzurra ove le stelle felici vengono ad assopirsi, al crepuscolo, a due a due, in luminoso abbraccio... i nostri baci furono fitti... fitti e tenebrosi, che tutte le mie sere future ne furono oscurate!... Avidamente io bevevo la tua carne ferita e ferocemente ammucchiavo, a forza di carezze, gioia rossa come un alcool ed oblio nelle tue vene profonde: Prendi! Prendi la mia volutt

Ignoro il nome di quella forza arcana che mi faceva roteare nello spazio, ma è positivo ch'io mi trovavo nell'identica condizione di un pianeta che gira intorno a due stelle.

A colpi di stelle brandite, a colpi di stelle affilate, sorgendo di sopra i monti, dovrai trafigger gli osceni vampiri della mia carne, o Notte complice! o Notte liberatrice!

Talavera, gran bestia, non vedete la padrona, che ha pronta una carezza per voi? Il cielo era puro, e tutto scintillante di stelle. La brezza primaverile gi

«di pentimento che lagrime spande.» e preso da intenso desiderio di aria, di luce, di vita, fuggii, da quel purgatorio, «E quindi uscimmo a riveder le stelle