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Donato si rizza in piedi, finge di ravviarsi i capelli innanzi allo specchio, abbozza un sorriso a due o tre camerati, esce a passo fermo colla desolazione nel cuore ed il signor Asdrubale dietro. Uno degli orologi più frettolosi di Milano batte la mezz'ora, un altro gli risponde e dieci altri. Donato cammina un breve tratto a gran passi, poi rallenta l'andatura.

Trovandomi di fianco a uno specchio, mi vi osservai e mi confrontai con Gian Luigi, che pareva anche maggiormente pallido, colla testa curva sulle carte e la fronte illuminata dalla lampada.

Ben s’avvide il poeta ch’ïo stava stupido tutto al carro de la luce, ove tra noi e Aquilone intrava. Ond’ elli a me: «Se Castore e Poluce fossero in compagnia di quello specchio che e giù del suo lume conduce, tu vedresti il Zodïaco rubecchio ancora a l’Orse più stretto rotare, se non uscisse fuor del cammin vecchio.

Che dunque latri iniquo? onde dal seno Vanamente ti scoppia il tuon de l'ire? Inghiotti le tue rabbie, e mordi il freno, Eterno specchio di sovran martire; Mira ne l'alto, che lo stuol terreno È col

Traditore, infedele, impuro, egli, in certi momenti, accostandosi allo specchio, nel vedere il suo pallido viso, aveva ribrezzo!

Senza ch'egli ci pensasse, si fermò assai più tempo che non soleva innanzi allo specchio, s'abbigliò con tanta cura e ricercatezza, quanta in altra occasione avrebbe bastato per muoverlo a sdegno....

«Non un giorno, non un'ora voi fissate lo sguardo all'avvenire immancabile, voi meditate il problema del vostro destino. Voi non vi dite l'unica cosa memorabile: la morte mi aspetta, io sono destinato a perire, il mio spirito, questo specchio che riflette l'universo, sar

I superbi destrier volve e rivolve, Il freno allenta ed implacabil fiede; Ettor s'adombra d'una orribil polve, E da l'alte sue torri Ecuba il vede. Di nobile spoglia il busto involve Al Cavalier, cui se medesma diede; E soggiungea: quì ti sia specchio il vanto, Onde il gran sangue tuo splende cotanto. disse alteramente; indi il sereno Volto alquanto turbò, più ragiona.

«O che adesso siamo al temporale? diceva egli eppure non veggo una nuvola larga come un luigi d'oro, chi la volesse pagare!» E alzava gli occhi a guardare il cielo, terso da un capo all'altro come uno specchio.

Alla sottoscrizione del contratto, feci un piccolo colpo di testa: le regalai dei gioielli di qualche valore; data la nostra condizione economica, una pazzia. Che importava, purchè ella fosse contenta? Ella ne fu contentissima; corse a guardarsi allo specchio ornata di quei monili, i suoi occhi sfavillavano di gioia, e non cessava dal prodigarmi ringraziamenti caldissimi.