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Ella venne alle due, precise. Paolo Spada che aveva gli occhi sull'orologio, come giuocando con stesso, sorrise, udendo suonare alla porta. Andò ad aprire egli stesso. Adele Cima gli apparve innanzi e gli sorrise, così innamoratamente, che l'uomo sentì vincersi da una emozione. Invece di baciarla sulle labbra, molto finemente, egli si inchinò e le baciò la mano. La trattava come una duchessa: egli si accorse subito che ella era meravigliata e confusa di ciò, cominciando a non capir nulla, da quel primo bacio. Poi, Adele Cima si distrasse immediatamente: egli l'aveva condotta a sedere sopra un divano, dove era gittato uno scialle turco, e le toglieva lentamente un guanto, scherzando con le dita: essa stringeva ogni tanto la mano di lui, mentre si guardava intorno, incantata. Mai, aveva visto nulla di simile: e tutto le sembrava strano e incomprensibile, producendole esattamente l'impressione che egli aveva preveduta. In , egli sorrise di aver perfettamente indovinato quell'effetto. Adele Cima era come egli la vedeva, la intendeva, la supponeva, di una facilit

Penisola gentile, Che sovra il mondo pria la signorile Spada gran tempo trionfando alzasti, E sebben misto a lutti inevitati, Sui barbari domati Ampio tesor di civilt

Erano racconti che facevano venire la pelle d’oca; ma a poco a poco lo spirito bellicoso li metteva in voglia di menar le mani, sentivano vergogna di vedersi dominati dagli stranieri, e ascoltavano a bocca aperta le geste di quei generali che rotta la spada prendevano in mano un fucile e trascinavano i soldati contro la mitraglia, mettevano in fuga il nemico colla baionetta, e restavano illesi in mezzo alla mischia.

Due cavalieri, sul cadere di una sera di estate, cavalcavano lungo la difficile spiaggia di Salerno, e propriamente per quel dirupato sito che la divide dalle montagne di Amalfi e di Sorrento. Onde godere del piacevole fresco del mare, avevano appesi alla sella gli elmi, e la testa coprivano di quei berretti che allora si dicevano mortai. Vestivano giacchi di maglia, serravano al fianco la spada ed il pugnale. E' sembravano intesi a premuroso favellare, da poichè di tanto in tanto il cavaliere che precedeva nella angusta callaia faceva sostare il cavallo, e volgendo la faccia all'altro restava ad udire. Spesso però si fermavano entrambi per dar ordini alle scolte, che vigilavano alla custodia degli alloggiamenti militari, stesi a foggia di semicerchio intorno Salerno, o a guardare il naviglio dalla bandiera amalfitana che ancorava nella perigliosa rada. Di tal che il loro andare era lento anzi che no, tra perchè favellavano e speculavano il campo, tra perchè la stradicciuola, praticata per mantenere la comunicazione tra le truppe sul dorso della brulla montagna che domina Salerno, era aspra ed ingombra di ciottoli. Da su quei gioghi però bello era contemplare questa citt

123 Fu il colpo di Ruggier di gran forza, che fece in su la groppa di Frontino percuoter l'elmo e quella dura scorza di ch'avea armato il dosso il Saracino, e lui tre volte e quattro a poggia e ad orza piegar per gire in terra a capo chino; e la spada egli ancora avria perduta, se legata alla man non fosse suta.

Fe' gittare innanzi ad Anselmo gli abiti insanguinati e l'elmo di Guidone, e gli fe' balenar sugli occhi la spada ancor rosseggiante che gli uccise il padre: il riguardava con orgoglio e disprezzo quasi anelasse che l'avvilimento del figlio rendesse più bello il suo trionfo. Ma l'eroe muto guatò quegli oggetti d'orrore, non profferì accento, impetrò.

25 E disioso di saper se fusse la nave sola, e fusse o vota o carca, con Brandimarte a quella si condusse e col cognato, in su una lieve barca. Poi che sotto coverta s'introdusse, tutta la ritrovò d'uomini scarca: vi trovò sol Frontino il buon destriero, l'armatura e la spada di Ruggiero;

Beatrice solleva la spada insanguinata, e, puntatala contro il petto di Francesco Cènci, con espressione impossibile a riferirsi dice: Padre... non ti accostare... Scellerata! Da parte; dico, e si provava di arrivare il giacente. Beatrice con voce tremendamente pacata ripetè: Padre, non ti accostare!

Il saluto con la spada si rendeva dagli ufficiali veneti presso a poco come si pratica oggigiorno e così si salutavano: «L'Ecc.mo Savio di Terraferma alla Scrittura, i Provveditori Generali da Mar, della Dalmazia e gli Ecc.mi Capi di Provincia in Terraferma». Per rendere onore alle altre autorit

Non vecchio giovane, con poca barba biondiccia venata di peli bianchi, più macilento che magro, alto della persona ma curvo, quasi piegato in due quando attraversava la grande navata della chiesa per recarsi dalla sagrestia al suo pulpito, appariva tutt'altro quando si affacciava di lassù, alta la fronte, sfavillanti gli occhi, diritto il corpo come una spada. Era cappuccino; si chiamava padre Anselmo da Carsoli. Modesta figura di asceta, vestiva umilmente una tonaca spelacchiata, su cui non mancavano le toppe, larghe, lunghe, fatte più vistose dal colore più carico del panno, con le quali il vecchio abito si andava via via rinnovando a pezzi e bocconi. Camminando in istrada, così curvo delle spalle e sempre a capo basso, non guardava mai di qua di l