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Lo sforzo a rivendicare questa propriet

È tardi? domandò con voce fioca Ho sempre dormito? Sempre. Come ti senti? Bene. Vorrei dormire ancora, ho le palpebre pesanti. E tu dormi. Non posso... ho un affanno... Un affanno! Parve lottare un istante; poi con un debole sforzo si trasse più presso a me, e balbettò al mio orecchio: "mi perdoni?" Che cosa? domandai, ma il mio cuore l'aveva indovinato.

Poveri uomini! pensava, guardando il principe di Caprenne: come siete fanciulli, e che docili strumenti siete nelle nostre mani! Partirete presto? chiese Enrica, la quale facea ogni sforzo per rattenere un accento d'ironia. Assai presto.... Anche questa duchessa, diceva fra Enrica, m'ha servito a qualche cosa.... Uomini, donne, sono tutti, almeno furono sin ad ora, strumenti della mia volont

Mio Dio! disse il barone; e facendo uno sforzo violento uscì da quello stato di rigidit

«Cara, sono ancora con te. Chiudo gli occhi e costringo l'anima mia ad uno slancio, il più intero e veemente. Forse mi senti, ne hai ristoro. Quanto è debole lo spirito umano! Non posso durare in questo sforzo, sono ripreso dalle sensazioni del presente, e ciò mi rattrista come se dentro a me tante ali cadessero. Dovevo dire: quanto è debole il mio spirito. Ma solo adesso mi avvedo che la vanit

Ad un tratto, parve ricordarsi di qualche cosa. Il pensiero doveva tornargli molesto oltremodo, poichè egli si cacciò a furia le mani nei capegli e mise un urlo disperato. Maledizione! Sai tu che fai ora? gridò, avventandosi all'uscio e scuotendolo vigorosamente. Salvo la mia padrona! rispose la Gilda, notando l'inutile sforzo di lui.

Essa aprì gli occhi, con un amarissimo sforzo di sorriso, poi, lentamente, li richiuse. Milla! disse ancora Giuliano. Ella non rispose...; serrò gli occhi più forte, perchè non lasciassero adito ad una lagrima. Giuliano aspettò un momento, poi se ne andò; adagio e inquieto. Forse avrebbe preferita la scena. Condusse le signore a fare una trottata.

Ma quella meningite basilare tubercolosa non consentiva nemmeno di essere lenita, giacchè il piccino aveva fatto ogni sforzo, rantolando affannosamente, per torsi dal capo la vescica del ghiaccio. Bisognava assistere per otto, forse per quindici giorni, al suo lento supplizio, immobili, senza potergli neppure nelle crisi più spasmodiche porgere il conforto di una carezza.

E tra i ricordi del passato e le impressioni del presente un paragone doveva necessariamente determinarsi! L'amor suo infinito veniva dunque misurato, in ogni parola, in ogni gesto, in ogni bacio!... Dal posto dove se ne stava abbandonata, la baronessa lo attirava a ; ma tutte le volte uno sforzo formidabile su stesso poteva soltanto deciderlo ad avvicinarsi a lei.

Il Palavicino partì alcuni momenti dopo fatte pochissime parole colla Ginevra, che si sforzò a non parere commossa.