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Voi sète tucti invitati generalmente e particularmente da la mia Veritá, quando gridava nel Tempio per ansietato desiderio dicendo: «Chi ha sete venga a me e beia, però che Io so' fonte d'acqua viva». Non dixe: «Vada al Padre e beia»; ma dixe: «Venga a me». Perché? però che in me, Padre, non può cadere pena; ma nel mio Figliuolo.

Eccolo investito da una fiumana di gente che viene nella sua direzione; sono uomini, sono giovani, in parte feriti, colle mani lorde di sangue, in preda ad una grande rabbia, ad un forte sdegno, ad un'immensa paura. Li ravvisa. Sono dessi. L'avanguardia anarchica, che egli ha educato, ha entusiasmato, ha riempito di sete di sangue, di desiderio di rivoluzione.

AMASIO. Anima mia, perché conosco il vostro amor non da scherzo ma degno d'una persona come voi sète, con le ginocchia del core e dell'anima chine ve ne cerco perdono, pregandovi che siate cosí intiera padrona di me come io tutto mi vi dono per servo.

E allora?... Notis, fratello mio, io ti darò tutto ciò che vorrai purchè mi lasci spegnere questa sete di vendetta che mi brucia l'anima.

, certo, fame e sete! Si sta in piedi per quella santa della signorina Maria! Se vedeste come lavora e notte, con quei ditini, per aiutar la casa! Vedete, quando ci penso, non mi d

Però che neuno è in questa vita, sia perfecto quanto vuole, che non possa crescere a magiore perfeczione. E però tengo questo modo tra gli altri, come disse la mia Veritá quando dixe: «Io so' vite vera, el Padre mio è il lavoratore, e voi sète i tralci». Chi sta in Lui, che è vite vera, perché procede da me Padre, seguitando la doctrina sua, fa fructo.

E però, madonna Lelia, quando voi ve ne contentiate, io non voglio altra moglie che voi; e promettovi, a di cavaliere, che, non avendo voi, non son mai per pigliar altra. LELIA. Flamminio, voi mi sète signore e ben sapete, quel ch'io ho fatto, per quel ch'io l'ho fatto; ch'io non ho avuto mai altro desiderio che questo. FLAMMINIO. Ben l'avete mostrato.

PEDANTE. Come sète stato tanto tempo a non cercarla? PSEUDONIMO. Come fui guarito, tornai a casa e la trovai tutta svaliggiata. E perché non era ancor la peste estinta, andai a Surrento mia patria, ove son dimorato molti anni; ritornato, feci ogni diligenza per aver novella di lei o della sua balia.

Sfido le ipocrisie del mondo, voglio il tuo amore, non il tuo nome, non la tua casa, non i tuoi beni, non la pace e la salvaguardia che mi verrebbero da te, ma te solo, te, te, te! Aspetto tue lettere con la sete di Agar nel deserto. Mille e mille baci. Alberto,

Convien ad un uomo della qualitá ed esperienza che voi sète, dar cosí subita credenza ad un uomo senza onore e senza anima, che con un velo d'ipocresia cuopre ogni sua sceleraggine, e stima, non dico me, ma vostro figlio che è un de' piú gentili giovani della cittá nostra, per un tristo uomo? FORCA. Non vi dissi ch'era vostro inimico? FILIGENIO. Ecco i cento scudi.