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Ma non diceva parola con suo padre. Lo guardava di sottecchi, mostrando il broncio, e aspettando d'essere più forte per tornare da Nicla. Prima d'abbandonar l'osteria, il conte compensò liberalmente il medico, l'ostessa, quanti lo avevano servito. Era in dure strettezze finanziarie, ma quando metteva mano alla borsa, non sapeva più contare.

La buona fantesca nella sua idolatria pel padrone sapeva far tacere anche la voce della sua tenerezza quasi materna per Aminta, l'unica creatura della sua famiglia che le restasse al mondo.

I teatri di Torino io li ho girati tutti, e qualche volta tre in una sera, per veder di trovare la mia bella Giunone. In queste corse a teatro c'è tutta la mia storia di cinque o sei mesi. Poi è venuto il mese di studiare, per prepararmi all'esame; poi le vacanze... ed ora... ed ora capirai che mi sapeva mill'anni di rivedere Torino. Per correre sotto le finestre della signora... Giunone.

Ah! questa era una potenza; questa una forza nel mondo: e quando egli potesse averla, oh come ne avrebbe saputo trarre profitto! Qualche cosa del nonno materno, egli l'aveva intesa: era un avaro, usurajo, e di certo aveva lasciato morendo un vistoso patrimonio. Sapeva pure che il padre aveva giuocato e giuocava, ma non era possibile che avesse consumato grossa parte, che ne dovesse rimanere a lui la povert

Sicuro; li stampavo sul Trovatore, un giornaletto teatrale di Padova, e glieli facevo pervenire con delle iniziali molto trasparenti. Seppi più tardi che la siora Nina non sapeva leggere più in l

Ma Antonio rifece la sua strada per le vie notturne, ripetendo come in sogno le cinque magiche parole: «Londra in maggio dodici rappresentazioniEd era marzo! Basta! pensava Antonio, in qualche modo vivrò durante questi atroci due mesi. ~Aber fragt mich nur nicht wie~, aggiunse tra ; perchè sapeva abbastanza il tedesco per poter citar Heine nell'originale.

Egli sapeva ch'ella offriva la bocca a un uomo e appoggiava la guancia alla guancia d'un uomo, forse in quella medesima campagna, per i meandri fronzuti di quel medesimo bosco il quale apparteneva al fanciullo, e, sacro alla sua storia, era stato arco e cornice al lontano idillio.

Tuccio di Credi non sapeva che pensare; non sapeva che dire; aveva perduta la testa. Poco mancò che dimenticasse perfino di chiudere la bottega. Escito di l

E Cataldo Abbadessa, grasso, roseo, allegro, affettuoso, mi gettò le braccia al collo, presso al carrozzino che mi doveva accompagnare alla stazione. Caro Vittorio!... diceva Povero il mio caro Vittorio! E non sapeva dire altro.

Guardando intorno a , il giovane non sapeva ora più dove fosse. Ebbe bisogno di passarsi una mano sugli occhi prima di riconoscere la via di Belmont. Allora cadde sul parapetto della via, chiamando: Anima! Anima! Anima!...