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Calidasa è venerato nell'Indostan com'uno de' nove sapienti che fiorirono alla corte di Vicramáditya re di Ogein, e che furono detti le «nove gemme»: reputasi comunemente che Calidasa ne fosse la piú splendida. Di lui si conosce in Europa qualche altro componimento oltre la Sacontala. |Uno de' lettori|. E in che tempo visse questo Calidasa?

Sta per secondarlo; quand'ecco venir dalla regina, madre di lui, un ambasciatore. Il digiuno solenne è vicino. La madre chiama alla corte per quell'occasione il figliuolo. Che fará egli? Ubbidirá? Ma... e la cara Sacontala?

Egli se n'è ito alla capitale, ad Hastinápura , dove, circondato da cento donne, ne' recessi del suo palazzo, chi sa se ancora serberá memoria della leggiadra sua sposa? |Priyamvada|. Datti pace: non temer nulla. Confida nell'onore d'un uomo gentile ed educato alla sapienza... Ma un altro timore suggerisce a Priyamvada: Canna è tuttavia lontano: nulla sa del matrimonio di Sacontala.

Poi, interrogando egli le fanciulle, chiede loro come esser possa che Sacontala sia figliuola di Canna, da che quel savio eremita doveva avere rinunziato ad ogni legame terreno.

Sacontala, Dushmanta, Canna, ecc. ecc., sono persone che nulla hanno in di straordinario. Non vengono innalzate al disopra del comune se non quel tanto che basta per sollevarle all'ideale poetico.

Anusuya quindi gli palesa che Sacontala non è figliuola di Canna, bensí di Causica, principe della famiglia di Cusa, sovrano e, ad un tempo stesso, uno de' savi dell'India; che la madre di lei fu una ninfa; e che la povera Sacontala, rimasta orfana e sola, fu raccolta da Canna, che la educò e le tenne luogo di padre. Queste novelle rallegrano il cuore a Dushmanta.

Sacontala studia nuove ragioni di dimora e fa lento, piú ch'ella può, il suo passo. Aimè grida aimè! Un subito dolore mi piglia al fianco. Aimè! che non mi reggo al cammino! Le compagne la rincorano perché s'affretti. Ed ella: Oimè! il piede mio è ferito da un gambo acuto d'erba cusa . Oimè! il lembo della veste mi s'è appiccato a un ramo di curuvaca . Fermatevi, datemi aiuto.

L'uccello «saconta-lavanyam» è una specie di pavone. «Il re sia sempre vittorioso». È il saluto di formalitá col quale in tutto il dramma gli amici del re si accostano a lui. Qui, in bocca di Sacontala, è come parola di pace. SULLA «STORIA DELLA LETTERATURA ITALIANA» DEL GINGUEN

Non privartene dunque gli risponde Priyamvada; la tua sola parola vale a scontare il debito di Sacontala. E, ridato a lui l'anello, si rivolge a Sacontala, dicendole ch'ella debb'essere grata allo straniero, e può andarsene a posta sua. Ma Sacontala non sa piú risolversi alla partenza.

La consolazione di Sushmanta può paragonarsi a quella che prova Romeo nella scena II dell'atto II della tragedia Romeo e Giulietta di Shakespeare. Qui nel dramma vedesi un tratto di galanteria che sente del francese. Sacontala improvvisa un couplet amoroso; e Dushmanta si presenta tosto a lei, improvvisandone un altro in risposta.