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Che dissi? Il dubbio indegno Sperdano i venti, e il mar vorace inghiotta! Qui sei, qui regni: io sento, Unica dea, la tua presenza in questa Splendida reggia degli umani affanni. La terra è tua; su' simulacri infranti Di sbugiardati iddii sorge la possa Dei regni tuoi: da fiere alme son còlte Le tue leggi inconcusse, e fermi e santi Di perenni olocausti ardon gli altari, Che cementan co'l sangue i figli tuoi! O generosi, o cari Apostoli, o gagliarde ostie ed eroi, Voi non cadeste indarno! Ecco, su queste Ingombrate di stragi inclite rive La nova alba diffondesi D'una sorgente et

Rosina, poichè s'era accorta che il dondolarlo il cantargli la nenia valevano più a far dormire il piccino nella cuna, lo aveva levato su e lo teneva sulle sue ginocchia, parlandogli di parole senza senso e facendogli vezzi.

I quali volendo accendere i fuochi, pel freddo che faceva su quelle alture, avevano cominciato a contendere nel far legna e da ultimo a menar le mani, a strapparsi code, a scaraventare cappellacci, sino a che la pace potè tornare, che fu briga assai lunga.

Venivano intanto su la porta le due femmine della fattoria; e ciascuna teneva contro il seno un poppante, e si traeva un bel grappolo di figliuoli dietro le gonne. Si misero a conversare placidamente; e, poichè Anna tentava accarezzare i fanciulli, ciascuna si compiaceva della propria fecondit

Che cosa vi era stato nella vita della baronessa? Andrea Ludovisi non lo sapeva con precisione; sapeva che era da molti anni divisa dal marito, che si parlava di parecchi amanti, che era stata a lungo fuori di Napoli, dove il soggiorno le era divenuto, un tempo, impossibile. Di più il Ludovisi non sapeva, non voleva sapere. Una volta che, al Gran Caffè, fra una comitiva di conoscenze, il discorso era caduto su di lei, egli fu visto andar via di furia, senza salutare nessuno. L'infinita tristezza che aveva sorpreso nell'accento, nelle parole, nelle altitudini della baronessa Costanza, l'espressione di indiscutibile sincerit

L'almea fece uno sforzo supremo per ispezzare i legami e gettarsi su quel mostro in gonnella, ma le corde resistettero alla potente torsione. Ella si dimenò forsennatamente facendo crocchiare le ossa delle braccia. Non toccarmi! non toccarmi! rantolò.

Come d'autunno si levan le foglie l'una appresso de l'altra, fin che 'l ramo vede a la terra tutte le sue spoglie, similemente il mal seme d'Adamo gittansi di quel lito ad una ad una, per cenni come augel per suo richiamo. Cosi` sen vanno su per l'onda bruna, e avanti che sien di la` discese, anche di qua nuova schiera s'auna.

Voi mi rispondete solo che bisogna battere su la biglia rossa. Ecco, ed io sbaglio tutti i colpi. Avete una superiorit

MASTRO ANTONIO. Oh! fa' si che tasa quel zotarello. PRUDENZIO. S'io vengo ... MALFATTO. E come ce verrete, che la porta è serrata? PRUDENZIO. Tu vederai se noi la apriremo poi. MALFATTO. O provateci un poco. PRUDENZIO. Per lo amor de Dio, sta' cheto. MALFATTO. Son contento, ! MASTRO ANTONIO. Volete che canti piú?

Appare una terrazza quadrata di pietra bigia, cinta di balaustri, priva di vasi e di statue; che guarda a piombo su l’antico cipresseto. Per tre gradini vi si sale da un ripiano che mette a destra sopra una branca di scala discendente nella terrazza sottoposta, e a sinistra sopra un’altra branca saliente alla terrazza superiore che si scorge nel cielo protesa in guisa d’un’alta prua.