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Povera donna Rosalia! il suo cuore, lacerato da mille ferite, indovinava prossimo l'ultimo colpo, lo attendeva, ma senza prepararvisi.

Mai ella aveva potuto amare la bella fidanzata del principe; la loro antipatia era reciproca; solo donna Livia non aveva mai tentato nuocere alla cognata, mentre invece questa si era provata a perder lei. La duchessa si rammentava la promessa fatta a donna Rosalia, e benchè di contraggenio si proponeva di adempirla; ma ciò era difficile.

La risposta, che donna Livia aveva data all'avvertimento del cavaliere, pareva dover terminare il colloquio; pensò che si sarebbe fatta chiamare donna Rosalia, e che ella entrando poteva avvedersi di lui: non gli rimaneva forse che il tempo strettamente necessario per ritornare a Catania senza essere raggiunto dal cugino.

Donna Rosalia, la sorella minore, aveva pure occhi neri: bellissime trecce, parimenti nere, circondavano perfettamente il suo volto bruno, pallido e melanconico. Toccava appena i diciassette anni, e non pertanto sembrava che il dolore avesse gi

Nel piacere d'aver un così numeroso uditorio, nella voglia di far presto, non sapeva nemmen più quel che si leggesse: ma qualcheduno rise, e lui si corresse subito arrossendo: «Vita dorata.» «Questa sera saranno celebrate le nozze tra la signorina Rosalia Ascenti dei baroni di Roccabruna e il cavaliere Mario Furlani di Traforello....»

Però si mise a osservare.... Non voleva mica accertarsi della cosa per un fine cattivo; tutt'altro.... ma ci avrebbe avuto un bel gusto a potersi vendicare un pochino della sconfitta durata, della condotta capricciosa di lei. Era sicuro del fatto suo: amava Rosalia che quanto prima avrebbe chiesto in isposa; stimava troppo l'amico, col quale aveva anche un'infinit

Ivi non percosse la barchetta forte da andarne spezzata, e il rincalzo delle onde ve la tenne come confitta e in tentenno fra il mugghio, fra i vortici, fra la spuma, fra la continua aspettazione della morte irreparabile. La Rosalia si levò, curvossi sopra quell'acqua un salto e più non comparire fuori, e aver finito, finito questo prolungato crepacuore. Ma, e il bambino?

La contessa Orsolina, cascasse il mondo, non sarebbe certo rimasta in casa in una di quelle tre sere. Figurarsi! La Rosalia se la godeva tanto! E pensava, invece, che se l'Agnese avesse avuto un solo briciolino di sentimento, non dovea neppur fiatare, in una simile ricorrenza.

Ma quella specie d'affanno si dileguò, grazie a qualche goccia di un cordiale che donna Rosalia gli aveva appressato alle labbra. Avrei voluto nuocergli, riprese; farlo cadere in disgrazia di nostro padre; rovinarlo.... Il duca s'interruppe ancora, vedendo la porta aprirsi.

E aveva tanto pregato per ottenere i quattrinelli occorrenti, ed era tanta la fede della ragazzina buona, ch'ella si teneva proprio sicura, in cuor suo, di essere esaudita. «Anche la Rosalia non aveva sempre ottenuto dalla Santa tutto ciò che le avea domandato? La contessa Orsolina non assicurava la figliuola che l'abito di velluto cremisi, e il pru-pru lo avrebbe avuto di certo?... E dunque?