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Non sien le genti, ancor, troppo sicure a giudicar, come quei che stima le biade in campo pria che sien mature; ch’i’ ho veduto tutto ’l verno prima lo prun mostrarsi rigido e feroce, poscia portar la rosa in su la cima; e legno vidi gi

Un sorrisetto impercettibile errava tra le labbra serrate e nella posa di tutto il busto trapelava una leggera aria di sfida che le conferiva una seduzione acuta e rara. Le mani della bella creatura, attaccate al braccio con un polso di una delicatezza aristocratica si prolungavano sottili, quasi diafane, a sostenere una rosa carnicina.

Alla primavera tutti li alberi fiorivano in comunione di letizia; e le cupole argentee o rosee o violacee s’incurvavano sul cielo coronando il muro e dondolavano come per inalzarsi nell’aria e facevano insieme un ronzío sonnifero come d’api mellificanti. Dietro il muro, dalla parte delli alberi Rosa in quel tempo soleva cantare.

Il miglior treno per l'Italia disse improvvisamente il signor Frederick Allen è quello delle nove stasera. Avete giusto un'ora. E' un ottimo treno. Aldo guardò Nancy; e Nancy guardò il cielo. Era color lilla pallido e rosa sfumato. Dove la chiarit

Sola la Sora Rosa in mezzo a quell'immenso schiamazzo se ne stava seduta al suo banco, imperturbabile, con una specie di olimpica serenit

Dalla camera vicina non giunse risposta, e Edith, un po' sorpresa, s'affacciò a guardar dentro. Valeria giaceva sul letto con la faccia nascosta nel guanciale. Era ancora vestita del suo abito rosa della serata. Valeria! cara! che cosa è accaduto? domandò Edith, chinandosi a baciarla.

Nulla valse a smuovere quel disgraziato e, un mese dopo, Pasquale Barbosio, quarantenne e possidente, conduceva all'ara nuziale la graziosa Celeste Spada, fragrante come un bottone di rosa, fiera de' suoi occhi neri e dei suoi diciott'anni. La luna di miele fu breve ma dolcissima per Pasquale Barbosio.

Roberto cinse col braccio lo svelto corpicino della fanciulla. Ella arrovesciò la testa con un dolce abbandono, fissò negli occhi di lui i suoi occhi neri, grandi, pieni di fuoco, e mostrò due labbretti di rosa che parevano dire baciatemi. Sono inviti a cui non si risponde di no, e Roberto non mancò di fare il debito suo.

Ah ? La vi piace, eh? rispose il villanzone; pigliò fra le dita la rosa, la annusò sgarbatamente, mostrò porgerla alla meschina; poi ritirandola di scatto e sfogliatala, la gettò per la finestra, e sghignazzando come di un lepido fatto, se ne andò.

E mi sonavano in mente i dolci versi di Martinez della Rosa: «Oh amata patria mia! Ti riveggo al fine! Riveggo il tuo bel suolo, i tuoi campi lieti e fecondi, il tuo splendido sole, il tuo quieto cielo!