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Azzeddoulat, principe persiano, colle sole braccia stramazzava a terra un toro, e faceva la caccia ai leoni. Babaram, figlio di Iezdegerdo re di Persia, tolse la competutagli corona fra due leoni affamati, che uccise, disarmato, e sbranò!!

Al ritorno dal suo secondo viaggio, il principe passò la grande rassegna sul piano di Satory: il vino corse a fiumi, e i soldati ubbriachi gridavano: viva l'imperatore! La stampa europea scoppiò di nuovo in risa di scherno sul povero pazzo: i bengali di Satory furono paragonati coi tuoni di Austerlitz e il nipote ai fuochi con lo zio al fuoco. Non si riflette alle tante volte che nell'et

Ecco il piacevole D. Francesco D’Aquino, Principe di Caramanico, il quale tra il plauso dei letterati e gli ossequî dei patrizî sbarcò nove lunarî fino ai primi giorni del 1795. Ha cinquantasei anni, e ne mostra dieci di più, non ostante il suo viso rubicondo.

Dico che questi soli hanno probabilitá di fondare una politica permanente della nazione italiana, perché non tengo per probabilitá computabile, tengo per poco piú che caso, quello che avvenisse mai d'un principe od uomo di Stato, cosí grande insieme e cosí fortunato, da vincere le discordie e le invidie, da raccôrre in una le diverse opinioni, le politiche parziali italiane.

Il principe della campagna romana cadeva, come la quercia della foresta sotto la scure e la robusta sua destra stringeva ancora la propria arma benché fosse gi

È il detto Ismaele sopra modo amato dal principe; ma il timore è grande vedendo esser lui ardentissimamente desiderato per signore da tutto il popolo, ancorchè li sultani mostrino essi ancora di temerlo molto per la sua troppo fiera natura.

Così tutto a pasto uscì il leccarde, cantarellando sommessamente Di peggio non capiti». Ma domandandole che cosa avrebbe risposto al principe interrogata, egli avea fatto rabbrividire Margherita, la quale presentiva che dovrebbe trovarsi faccia a faccia col suo persecutore. quella paura tardò a verificarsi.

Il governo, stretto fin prima del nascere ad un patto di servitù, diffidava di noi, diffidava del popolo, dei volontarî, di stesso e d'ogni cosa, fuorchè del magnanimo principe. E il magnanimo principe campeggiava nei proclami, nei discorsi, nei bollettini grandiloqui, che ogni uomo s'avvezzasse a non vedere che in lui e nell'esercito che lo seguiva l'

ciò che pria mi piacëa, allor m’increbbe, e pentuto e confesso mi rendei; ahi miser lasso! e giovato sarebbe. Lo principe d’i novi Farisei, avendo guerra presso a Laterano, e non con Saracin con Giudei, ché ciascun suo nimico era cristiano, e nessun era stato a vincer Acri mercatante in terra di Soldano,

Così ella disse?... Proseguiva a interrogare il Principe con suono strozzato, mentre il Conte rispondeva con la medesima voce acre ed irritante: O a Civita Castellana... a perpetuit