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Il mediero ritorna più miserabile di quel che non fosse prima, poichè spesse volte alla sua miseria materiale si aggiunge una ben più grave miseria morale. Il suo lavoro non è stato continuo; egli non si è occupato delle coltivazioni di frutta, di erbaggi, di ortaggi, i cui prodotti non poteva smerciare facilmente data la distanza dei mercati, e che richiedevano lunghe cure prima della produzione, lenta ed aleatoria. Nessun affetto alla terra lo portava ad arricchirla di vigne e di frutteti, che richiedono un capitale non piccolo, e che avrebbe potuto abbandonare forse da un momento all'altro prima di ricavarne i frutti. Egli non voleva che il guadagno immediato, il più gran guadagno. Grano, mais, lino, ecco le tre uniche coltivazioni, le più semplici. Tra il faticoso lavoro dell'aratura e quello tremendo del raccolto passavano lunghi mesi di ozio assoluto, d'inazione bruta. Il paziente lavoro di tutti i giorni non ha più tenuto occupato il suo spirito; dalla fatica bestiale passava alla disoccupazione ancora più bestiale. L'aspettativa fatalistica del raccolto lo ha reso apatico; è divenuto mezzo gaucho nell'anima, stemprato e stanco; senza il sollievo ed il conforto di una vita civile ha perduto la grande forza della volont

Lo aveva perduto in battaglia no lo aveva perduto in un duello no era stato accecato da un questurino durante una dimostrazione; ma nessuno sapeva o diceva la verit

Quando la vide assopita, la baciò in fronte e si ritirò sulla punta dei piedi. Ella dormì più di un'ora, d'un sonno nero, pesante. Quando si svegliò non seppe raccapezzare alcuna idea e le pareva d'aver perduto la memoria; solo si ricordava d'aver molto sofferto. D'improvviso si toccò la fronte con la mano come si fosse a un tratto risovvenuta di qualcosa.

Dunque...: Ma sei ben certo che il marchese lo abbia chiamato e sia seco disceso? Non c'è dubbio... Il conte diede in quella i primi segni di riaversi, e tutti tacquero. Tutto è perduto! egli replicò poi con voce profonda e come se parlasse tra il sonno, e poco dopo aprì gli occhi e si alzò.

C'è un romanzetto in aria pensò Roberto, guardando di sottecchi la fanciulla che aveva perduto la sua primitiva vivacit

Povera bestia! io che prima non lo guardava nemmeno, sentivo il bisogno di carezzarlo, e di dargli qualche bocconcino in ricompensa dell'affezione che dimostrava pel suo buon padrone. Oh! la vita è tutta un intreccio d'affezioni e di distacchi, di legami e di lacerazioni, di conquiste e di sconfitte, e il cuore invecchia, come il veterano che ha perduto le gambe sui campi di battaglia.

Andò al tavolo verde. Dopo mezz'ora egli aveva perduto fino all'ultimo i suoi cinquecento franchi. La Romea gliene aveva beccati fuori la met

«Aimèdisse, «temo pur troppo che tutto sia perduto. Or faccia Iddio ch'io possa sapere almeno quel che avvenne di quella mia poveretta...» e non potè finire, che un impeto di tenerezza gli aveva gi

Poi, egli aveva premura. E' doveva recarsi in Svizzera. Aveva perduto una trentina di mille franchi al giuoco, al club. Aveva sottoscritto per un certo numero di azioni in un'intrapresa di scavi di carbon fossile, che prometteva molto. Aveva insomma bisogno di danari. Gli onorari della sua professione lo facevano vivere come un nabab.

O onor mio acquistato e serbato con tanta fatica per lungo tempo, come t'ho perduto in un ponto! quando piú spero di ricovrarti? MASTICA. Padrona, la cena è in ordine e vi potrete sentare quando volete. SENNIA. Fa' che non manchi nulla, ché verrò poi. MASTICA. Non bisogna tardar piú perché le vivande stanno a disaggio, si guastano. SENNIA. Non mi dar fastidio.