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lo ’ntento rallargò, come vaga, e diedi ’l viso mio incontr’ al poggio che ’nverso ’l ciel più alto si dislaga. Lo sol, che dietro fiammeggiava roggio, rotto m’era dinanzi a la figura, ch’avëa in me de’ suoi raggi l’appoggio. Io mi volsi dallato con paura d’essere abbandonato, quand’ io vidi solo dinanzi a me la terra oscura;

Giacomo la serrò stretta sul cuore: Lalla si allungò, quasi strisciando, e gli baciò la bocca. Erano i primi baci ch'ella gli dava; ma adesso non aveva paura di lui, sapeva di dominarlo bene e ci si arrischiava. Di più, Lalla, sentiva ancora sulla propria bocca il contatto delle labbra viscide di Pier Luigi e le pareva, così, di cancellare quell'impressione disgustosa.

Ebbene , continuò la greca, fui io a rinchiuderti in questa prigione, ma non ti torturai; fu il bandito Fit Debbeud. Avevo paura che tu mi fuggissi, la gelosia, mi acciecò e ti volli in mia mano prima che nel tuo cuore si spegnesse l'ultima scintilla di amore che ardeva per me.

Per similitudine della paura di cotale scendere, alcuna favola poetica d'un figliuol del Sole, nominato Fetonte qui ragionando si conta, la quale in cotali modo permane: che alcuna volta scherzando, si come fanciullo tra gli altri fanciulli, il detto Fetonte, detto gli fu che figliuolo, come si tenea del Sole, non era, ond'egli adirato, alla madre sua, nominata Elimine per certificarsi di ciò a domandarlane corse.

A guisa d’uom che ’n dubbio si raccerta e che muta in conforto sua paura, poi che la verit

Come se la maschera della durezza sprezzante e superba le fosse stata strappata, le guance impallidite, le labbra dischiuse e gli occhi smarriti dicevano il dolore, la paura, il rimorso, un sentimento che il Ferpierre non sapeva ancora precisare, ma che era senza dubbio troppo penoso. Ve ne duole?... Dovete molto amarlo!

Davvero, continuò Orazio, io credo avergli sfondato lo stomaco col manico del pugnale, che mi ero adattato sul petto; ed anch'io mi sento indolenzito, perchè lo stringevo con rabbia, e con paura: ve' come sono concio da quella criniera di cavallo insanguinata; il sangue della vescica mi ha imbrodolato tutto, e mani, e seno, e braccia...

Quegli occhi neri, grandi, lucenti, che vi avviluppano e vi penetrano; che riverberano l'infinito; che rivelano l'abisso; ove il piacere è re; ove l'amore è tiranno... appiccano l'incendio dovunque si posano, la disperazione dovunque passano, fanno paura se s'inalberano, uccidono se diventano languenti. Le sopracciglia che li coprono scoppiettano scintille se si aggrottano.

Paolina Grim *, che non aveva sciupato il fiore de' suoi affetti in amorucci sconclusionati, amava il suo fidanzato con quella specie di paura, d'ambascia, di febbre che fa drizzare i capelli all'avaro prostrato dinanzi al suo tesoro.

Fra pochi minuti avremo il sole, disse il postiglione agitando allegramente la sua frusta. Quante miglia ne rimangono per giungere alle porte di Roma? Tre miglia. Iddio sia lodato! esclamò l'Ascolana. Vi assicuro che non è un bel vivere a Roma in questi momenti, riprese il postiglione. Che? ti fa paura il fuoco delle battaglie, mio bel postiglione?