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Era ammobiliata con un divano addossato alla parete principale, un tavolino carico d'album e di libri, delle sedie di Genova sottilissime. Si levò il cappello, e lo posò sul tavolino, sedette, prese un album, e l'aprì a caso.

Una camera destinata alle galanterie e agli affari. Due porte laterali. Una finestra alla parete di fondo. Molta eleganza civettuola. Seggiole a sdraio, soffici divani, cuscini larghi e morbidi, tappeti e drapperie abbondanti.

Tornò nell'angolo della stanza ov'era il suo letto; e pian piano, senza farsi sentire, distaccò dalla parete, ov'era appesa, la gabbia del suo canarino, e la posò sul davanzale. L'uccellino pigolava lietamente, e saltellando sugli staggi della gabbia, batteva le alette e pareva chiamasse col primo gorgheggio la sua buona amica. Stella gli sorrise, lo chiamò essa pure coll'usato vezzo, e dopo aver guardato svolazzar su e giù quel solo compagno d'ogni sua gioja e dolore, che le tornava sovente alla memoria il povero Rocco, stese la mano a un tratto, e come sorpresa da un pensiero, aperse lo sportellino della gabbia. Il canarino balzò fuori della piccola prigione, andò a posarsi sulla mano, e poi sur una spalla della giovinetta; di l

Io la reputava terra di gloria....» Così grande fu la vergogna di Rogiero a questa esclamazione, che sentendosi duramente stringere il cervello si appoggiò alla parete per non istramazzare per terra. «Che mormorate, Conte?» «Questa è terra di cui se la piglia.» «Perchè, Conte

Anzitutto, nel fondo, un letticiuolo, appoggiato con una sponda alla parete; al capezzale un comodino colla sua lastra di marmo ingombra per met

Alcuni momenti dopo il cardinal Bembo, era entrato nelle sale un altro personaggio, che pure impose qualche silenzio a quella romoreggiante assemblea. Era un giovine gentiluomo, di bello e grave aspetto, assai semplicemente vestito, il quale, dopo aver fatto i suoi complimenti al Bembo, e dette alcune gentili parole al Chigi, si recò presso al Palavicino che, tutto solo e sopra pensiero se ne stava nel vano di un fìnestrone, appoggiato il destro lato alla parete, e presolo per la mano, con atti di una cordialit

Sareste per caso venuto a chiedere che io mi ripigli ciò che vi ho detto? Amerei meglio farvi dire dell'altro da quella bella milanese, che non avete voluto saggiare, dalla punta dal manico, all'osteria dell'Altino. Così dicendo, Anselmo Campora accennava il suo spadone, che pendeva dalla parete al posto della libbia pasquale.

Io gli dirò ogni cosa. Ma sapete? La vi vorrebbe vedere andare altramenti; ché cosí gli parete un pecorone. GHERARDO. Come «un pecorone»? che gli ho io fatto? CLEMENZIA. No. Ma perché voi andate sempre avviluppato ne le pelli. SPELA. Sará buon, dunque, che per amor suo si faccia scorticare o che, almanco, corra ignudo per questa terra. Ha' veduto? GHERARDO. Io ho piú be' panni ch'uom di Modena.

Egli era andato verso la parete, dove era vuoto il sommo d'una panca. Col

che non paresse aver la mente ingombra, tentando a render te qual tu paresti la` dove armonizzando il ciel t'adombra, quando ne l'aere aperto ti solvesti? Purgatorio: Canto XXXII Tant'eran li occhi miei fissi e attenti a disbramarsi la decenne sete, che li altri sensi m'eran tutti spenti. Ed essi quinci e quindi avien parete di non caler cosi` lo santo riso a se' traeli con l'antica rete! ;