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e che ne mostri la` dove si guada e che porti costui in su la groppa, che' non e` spirto che per l'aere vada>>. Chiron si volse in su la destra poppa, e disse a Nesso: <<Torna, e si` li guida, e fa cansar s'altra schiera v'intoppa>>. Or ci movemmo con la scorta fida lungo la proda del bollor vermiglio, dove i bolliti facieno alte strida.

I mostri non sorgevano ancora dalle acque, dond’erano aspettati; si mostravano invece all’orizzonte, brulicavano in aria.

E a me disse il mio cor: Non forse è un duce?... Non forse, in mezzo a l’infernal clamore D’un’officina, splendido nel saio, Egli soggioga i mostri Ch’ebber dal genio umano artigli e rostri, Alma di fuoco e muscoli d’acciaio?... Non forse in lui la fonte d’energia Zampilla, prepotente, Che riviver far

Povero mio cane! egli fu vittima dell'affetto che mi portava! e il cuore intenerito del povero vecchio l'obbligò ad una pausa finché la commozione fosse superata. , quei mostri in una mia passeggiata a S.... pervennero ad avvelenarlo.

Vedendo l'Agata alzò le mani e gli occhi al cielo esclamando: Benedetto Iddio!... ecco la Provvidenza!... Agata l'interruppe interrogandola ansiosamente: Come va il povero Beppo? Sempre lo stesso, signora!... sempre la febbre... e i dolori. Ma se vuole consolarlo si mostri sulla porta. Entriamo, entriamo, disse l'Agata, e la povera donna c'introdusse nella stanza dell'infermo.

Quel tono imperioso, quel gridare, quel muoversi violento, parvero cosa straordinaria alla rustica famiglia, che in muta ammirazione guardava al forsennato, mille sospetti formando: ma poichè egli instava, la donna si volse al marito e Ch'io glieli mostri

Così mescendo vaticinî e voti, Varca i mari d'Atlante, ospiti al gregge Degli ondivaghi mostri e a l'improvviso Da l'uom domato imperversar dei nembi; E tu, assiso a la prora, in simiglianza Di grandissima fiamma eri, o Colombo. Fuggon sconfitte al tuo cenno le ruote Dei fiammanti uragani; urlano al vento I segati cicloni, e nei profondi Baratri incatenate, a l'uom che passa Le procelle del mar piegano il dorso. Salvete, inclite rive; e tu, gagliarda Libert

In somma, tutte l'armi del mondo non armarebbono la paura: quel pugnal li serve per busar le botti. CAPITANO. Qua qua, poltrone, volgeti a me! AMASIO. Eccomi; dove sei? Mi scappa di man come un'anguilla; mi provoca e poi fugge. CAPITANO. Eccomi qua innanzi: mostri di non vedermi; dove fuggi? AMASIO. Fermati, dove sei balzato? Non so come trapassa per questi vicoli, ché me lo retrovo sempre dietro.

I bambini nati nei sifilicomi, i figli senza padre delle femmine che partoriscono in galera, i concepiti nel delirio alcoolico, nei tremiti forieri dell’epilessìa, i mostri delle gravidanze infantili, i contaminati, che le ciurme da sbarco lasciano alle meretrici vagabonde, parevano atroci caricature dello scheletro umano, appesi al collo delle dame di carit

Che mostri! pensava Marta e probabilmente fra dieci o quindici anni si dir