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Il conte non aspettò una seconda sfida; consegnò Emilia a Cesario, e voltosi con fierezza: «Sono da te, infamegridò egli menandogli un colpo da disperato. Montoni si difese valorosamente, ma furono separati dai seguaci, mentre Carlo strappava Emilia alla gente di Morano.

Scorsero così varie settimane, nelle quali Emilia si compiacque a considerare un teatro i costumi tanto opposti ai francesi; ma il conte Morano vi si trovava troppo frequentemente per la di lei tranquillit

Scusatemi, signore, se io sospendo questa spiegazione fino al momento in cui voi sembrerete più disposto alla fiducia; tutto quel ch'io potrei dire adesso non servirebbe che ad espormi ad insulti. Spiegatevi ve ne pregodisse Morano. Parlatesoggiunse Montoni, «vi accordo tutta la fiducia; sentiamo. Permettete che vi porti ad uno schiarimento, facendovi una domanda.

Credè in seguito che Morano avesse trovato il mezzo d'introdursi nel castello, ma se le presentarono tosto le difficolt

Il piano, seriamente meditato, fu affidato allo stesso ufficiale che l'aveva concepito. Dapprincipio egli usò l'astuzia; si accampò nei dintorni di Udolfo e procurò guadagnarsi l'assistenza de' vari condottieri. Non ne trovò neppur uno che non fosse pronto a tradire un padrone imperioso, per assicurarsi così il perdono del senato. Informatosi del numero delle truppe di Montoni, seppe che i suoi ultimi successi le avevano aumentate d'assai. Non iscoraggitosi per questo, appiccò intelligenze nell'interno della piazza, che gli procurarono la parola d'ordine, e mescolatosi colla sua gente ai seguaci di Montoni, potè introdursi nel castello e sorprenderlo, mentre un altro stuolo de' suoi, dopo una lieve resistenza, faceva cedere le armi alla guarnigione. Tra le persone prese con Montoni, trovavasi Orsino: avendo saputo, dopo l'inutile sforzo fatto per rapire Emilia, che quello scellerato aveva raggiunto Montoni ad Udolfo, Morano ne aveva avvertito il senato. Il desiderio di prendere quest'uomo, autore dell'assassinio d'un senatore, fu uno dei motivi che fecero accelerare l'impresa, il cui successo riuscì gradito tanto, che, malgrado i sospetti politici e l'accusa segreta di Montoni, il conte Morano fu rimesso in libert

Mille se v'aggradadisse Montoni sdegnosamente. Qual era il tema della vostra lettera al signor Quesnel? Eh! qual poteva mai essere? L'offerta onorifica del conte Morano. Allora, signore, noi ci siamo ingannati stranamente entrambi. Noi ci siamo spiegati male, suppongo, nel colloquio precedente alla lettera. Devo rendervi giustizia; siete molto ingegnosa nel far nascere un malinteso

La mattina istessa di quella partenza, Morano, all'ora convenuta, andò a casa Montoni per ricevere la sposa. Fu sorpreso non poco dal silenzio e dalla solitudine de' portici, pieni al solito di servitori; ma la sorpresa fece luogo immediatamente al colmo dello stupore ed alla rabbia, allorchè una vecchia aprì la porta, e disse che il suo padrone e tutta la famiglia erano partiti di buonissim'ora da Venezia per andare in terraferma. Non potendolo credere, sbarcò dalla gondola e corse nella sala ad informarsi più minutamente dalla vecchia, la quale persistè nella sua asserzione, e la solitudine del palazzo lo convinse della verit

Il conte Morano forse, suppongo...» E cedendo all'emozione, cadde quasi svenuta sulla sedia. Il conte? Ma chi ve lo dice? No, signorina, egli non è qui, fatevi coraggio. Ne sei tu ben sicura? Sia lodato Iddiosoggiunse Annetta, «che vi siete riavuta presto. In verit

V'ingannate, signore; vi ringrazio dell'interesse che prendete per la mia sorte, ma io resterò sotto la protezione del signor Montoni. Sotto la sua protezionesclamò violentemente Morano; «la sua protezione! Emilia, deh! non vi lasciate ingannare... Ve l'ho gi

Montoni cenò tardi, e restò un pezzo a tavola cogli ospiti nel salotto di cedro. Gonfio del suo recente trionfo su Morano, vuotò spesso la coppa, e si abbandonò senza ritegno ai piaceri della tavola e della conversazione.