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Lassù, di volta in volta, mi si rifaceva vivo il ricordo de' miei amici di Napoli e spesso, nella nebbia nicotinizzata di qualche birreria di Magonza o di Heidelberg, tra' fumi del prosciutto caldo e del saüercraut, la ideale e dolorosa figura di Totò Galiero mi appariva come quella d'un personaggio poetico e tragico, e degno di quella nordica letteratura.

LIDIA. Cintio, Cintio mio! CINTIA. Eccomi, eccomi pronto, che volete da me? Signor Cintio, volgetevi qua a me. CINTIA. Deh, voi sète! LIDIA. Cuor mio, come state cosí travagliato? CINTIA. Che avete voi ad impacciarvi de' fatti miei, o sia travagliato o felice?

E Nancy cercò di immaginarsi la sua prima frase. Forse, dopo un lungo silenzio, direbbe con voce profonda e fremente: «! siete voi la Donna dei miei sogniQuesto sarebbe gentile e piacevole. O allora: «Ah, Eva! Eva! Quanto vi ho sospirataEcco, ciò darebbe subito il tono giusto alla conversazione.

Su lo albeggiare conobbi pendere dalla bardella le bolgette; e dandomi molestia la moneta che portava addosso, vi riposi dentro gli scudi del prete e i miei, che tra argento e oro formavano un valsente di trecento ducati, e più. Cresciuto il giorno io m'inselvai, disegnando rientrare in Roma su la bruna: dell'Asino pensava ormai potermi fidare... ma , vatti a fidare dell'Asino!

"Eccoli chiusi." "Ma badi che ci tengo; se li apre, m'inquieto!" "Non dubiti!" Il Gongora mi pigliò per mano e mi condusse innanzi: tremavo come una foglia. Facemmo forse una quindicina di passi e ci arrestammo. Il Gongora disse con voce commossa: Guardi! Guardai, e lo giuro sul capo dei miei lettori: mi sentii scorrere due lagrime giù per le guancie. Eravamo nel cortile dei Leoni.

D'altronde voi sapete ch'io sono fidanzata e bisogna bene che abbia un po' di pratica del mondo prima d'entrarvi col bel nome di signora. Sei fortunata, tu. E chi è il tuo sposo? Un mio cugino. È bello? Bellissimo, ricco e nobile. Ah ? Mi venne presentato la prima volta nel mio palchetto del Teatro alla Scala. Assistevo co' miei parenti alla rappresentazione del Mitridate.

Io, vedi, son diventata cattiva. Quando porto a spasso i miei bambini mal vestiti e vedo quelli dei miei vicini scarrozzare nella loro piccola vettura condotta da una balia bella e riccamente vestita, soffro e bestemmio entro di me, contro di me e contro tutti. No, no, Emma, sposa il marchese di Acquafredda. Emma taceva, e si asciugava gli occhi innondati di lagrime.

A poco a poco era scesa la notte; il mare fremeva languidamente alla guisa d'un cuore innamorato che si stringe al petto della sua donna la notte è la negra amica del mare. Mi ritrassi dalla spiaggia e ritornai sui miei passi.

Mille volte dico: voglio su qualche foglietto di carta lasciare traccia dei miei patimenti, per farmi conoscere dai miei quando frugassero fra le mie carte. Io scrivo, a sbalzi, pel mio cassetto, molte volte rattenendo le lagrime di tenerissima commozione, molte volto imprecando con volutt

Ma alcuna volta l'usarò ne' grandi servi miei senza il mezzo della creatura, solo per me medesimo, come tu sai d'avere provato.