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«Suo devotiss. servitore Appena ricevuta questa lettera, e ormai quasi sicuro del fatto suo, partiva subito il Guelfi per Pisa, quantunque ne fosse dovuto fuggire con la famiglia pochi mesi avanti, e col pericolo di essere ivi arrestato andava a sviare colla sua presenza l'attenzione dalla sua casa di Scarlino, presa di mira come il proprietario, e andava anche a preparare una difesa per e per gli altri, nel caso non improbabile di un futuro processo.

E allora si erano guardati più a lungo del solito, cercando di arrossire il meno possibile. Passarono sei mesi e le cose erano in questo stato: Lui sapeva di essere amato, lei era sicura di essere adorata, e naturalmente ognuno di loro sapeva di amare. Dove però dovesse finire questo amore nessuno dei due sapeva, e non facevano un passo innanzi per avvicinarsi l'uno all'altra.

Sarebbe andato di grand'animo a razzolare nelle miniere del Capo di Buona Speranza, se fossero state un po' più alla mano e non gli avessero fatto perdere cinque mesi di tempo, tra l'andata e il ritorno.

Appena laureato con grandissimo onore aveva subito ottenuto un posto di ingegnere tecnico nella R. Marina, ed era incaricato dello studio delle materie esplosive. Aveva l'ingegno inventivo e fin dai primi mesi aveva scoperto cose nuove e intraveduto tutta una rivoluzione nel congegno delle torpedini e dei siluri. Non si era affrettato però a vantarsi, a pubblicare i suoi risultati.

Finì che, morto Malgoni e venuto al mondo, sei mesi dopo il funerale, un bel maschietto, la povera Nina trovò ancora della sua convenienza di andare a Venezia e d'acconciarsi in casa del suo nuovo padrone e tiranno; il quale qualche tempo dopo trovò della sua convenienza anche lui di sposare la vedova e tirarsi in casa quel po' di ben di Dio che Malgoni le aveva lasciato sul testamento.

Rileviamo dal Boccaccio che gli ultimi tredici Canti del Paradiso andaron smarriti per circa otto mesi e furono, per ventura, dopo assidue, insistenti ricerche, trovati. E gi

Il giorno dopo il professore annunziò la mia lettera alla scolaresca; la lesse anzi; poi pronunciò un discorso di elogio alla mia persona. Ma io rimasi molto indifferente. Dopo due mesi ero in possesso della licenza, ma senza troppo studiare. Me ne era andata via la voglia di studiare.

Infatti Gipsy, dopo qualche esitazione, aveva riconosciuto Roberto e gli saltellava attorno alle gambe abbaiando sommessamente. Cattiva Lucilla! disse l'Arconti un po' sconcertato. Dopo tredici lunghi mesi che non ci si vede, vuoi farmi carezzar la cagnetta.... Seccantissima bestia! E Roberto infastidito diede a Gipsy un piccolo calcio, che la fece rotolar sul pavimento.

CINTIA. Del venir questa notte, disse che per téma di suo padre e di quei di casa, che non si fussero avisati del fatto, avea determinato fra per alcuni mesi aver pazienza di non essere insieme con voi; ma a' vostri e miei prieghi dice che verrá senza fallo, ancorché fusse sicura di aver a perderci la vita: lo poté esprimere che con le piú suavi e dolci parole.

Digiuno forzato e digiuno spontaneo. «Poscia più che il dolor potè il digiuno» E giacchè siamo sul discorso della morte, noi crediamo che la peggiore sia quella che si vede venire lentamente, lentamente, presso il capezzale, durante gli ultimi mesi dei nostri fisici e morali patimenti!..... Non sarebbe migliore la morte più veloce ancora del treno lampo?