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Io non posso, Ermellina; ti prometto che sono indiavolata per colui: non lascerò giammai quel caro oggetto; mai piú, Ermellina, d'uom cotta fui. Se tu provassi il foco c'ho nel petto per le bellezze, per i merti sui, tu piangeresti e mi compatiresti, e per compassion m'aiuteresti. E qui Marfisa al collo d'Ermellina piangeva e singhiozzava amaramente.

Se gli antichi pastor di rose e fiori sparsero i tempii, e vaporar gli altari d'incenso a Pan, sol perchè dolci e cari avea fatto a le Ninfe i loro amori: quai fior degg'io Signor, quai deggio odori, sparger al nome vostro, che sian pari a i merti vostri, e tante, e così rari, ch'ognor spargete in me grazie e favori?

Ond’ elli: «A terminar lo tuo disiro mosse Beatrice me del loco mio; e se riguardi nel terzo giro dal sommo grado, tu la rivedrai nel trono che suoi merti le sortiro». Sanza risponder, li occhi levai, e vidi lei che si facea corona reflettendo da li etterni rai. Da quella regïon che più tona occhio mortale alcun tanto non dista, qualunque in mare più giù s’abbandona,

Al Canto 31. del Paradiso, il grande Poeta, scrive le due terzine seguenti: «E se riguardi su nel terzo giro Del sommo grado, tu la rivedrai Nel trono che i suoi merti le sortiro.» e più avanti «O Donna in cui la mia speranza vige E che soffristi per la mia salute In Inferno lasciar le tue vestigie»

Diffuso era per li occhi e per le gene di benigna letizia, in atto pio quale a tenero padre si convene. E <<Ov'e` ella?>>, subito diss'io. Ond'elli: <<A terminar lo tuo disiro mosse Beatrice me del loco mio; e se riguardi su` nel terzo giro dal sommo grado, tu la rivedrai nel trono che suoi merti le sortiro>>.

NER. Chi sei, chi sei, perfida tu, che intera vaneggi Roma al tuo tornare; ed osi gridar tuo nome? Or qui, che fai? che imprendi con questo iniquo traditore? entrambi state in mia possa. Invan la plebe stolta vederti chiede. Ah! se mostrarti io deggio, spero, qual merti, almen mostrarti; estinta. OTTAV. Di me, Neron, come piú il vuoi, disponi.

24 Sceso era Astolfo dal giro lucente alla maggiore altezza de la terra, con la felice ampolla che la mente dovea sanare al gram mastro di guerra. Un'erba quivi di virtù eccellente mostra Giovanni al duca d'Inghilterra: con essa vuol ch'al suo ritorno tocchi al re di Nubia e gli risani gli occhi; 25 acciò per questi e per li primi merti gente gli dia con che Biserta assaglia.

Morgante qui le lagrime rinnova, che ognuna avrebbe empiuta una scodella; i suoi merti rammenta e il duol che prova per la prostituzione e si martella; qualch'eresia gigantesca ritrova, ché la disperazion lo discervella e dice della fede e la speranza cose contro gli arcani e la costanza.

Ond’ elli: «A terminar lo tuo disiro mosse Beatrice me del loco mio; e se riguardi nel terzo giro dal sommo grado, tu la rivedrai nel trono che suoi merti le sortiro». Sanza risponder, li occhi levai, e vidi lei che si facea corona reflettendo da li etterni rai. Da quella regïon che più tona occhio mortale alcun tanto non dista, qualunque in mare più giù s’abbandona,

Al mio fallire ammenda fian lieve i detti, è ver; ma in fama forse tornar potrammi alto morire. NER. In fama io ti porrò, qual merti...