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Io, per me, non so dove se gli caverá costui questi denari: ché non ha un quatrino meno è per averne per qualche giorno; ch'il banco non ha avuto ancora aviso da casa. Certo deve essere ritornato, poi che la porta è aperta. Lásciamegli rendere la risposta d'ogni cosa speditamente acciò proveda a' casi sua. PRUDENZIO pedante, MALFATTO servo.

E una. TRAPPOLINO. Chi è ? Olá! MALFATTO. Amici. Simo io. TRAPPOLINO. El cancaro che te venga! Che vòi? MALFATTO. Ché non respondi tu, adesso? TRAPPOLINO. Respondi pur tu, ché parlo con teco. LUZIO. Che dici tu? Olá! MALFATTO. Che vòi che dica, o Luzio? LUZIO. Dilli quello che ti pare. Che me fa a me? TRAPPOLINO. Chi sei tu che hai bussato? MALFATTO. Sono un certo omo da bene.

Non curare, predone, depopulatore e turbatore della quiete nostra! MALFATTO. Se nne è fugito, mastro, ché ha avuto paura. Ma avete relevato voi. PRUDENZIO. Questa è la retribuzione che ci rendi, eh? adultero, mèco! MALFATTO. Alla , mastro, che avete cantato molto bene, questa sera. LUZIO. Ecco qua: tenete. PRUDENZIO. Ah scevo uomo! latrina fetida!

E leviamoci di questa strada presto, acciò non c'intopassimo in lui: ch'io non vo' che sappia ch'io sia in Roma insino a tanto ch'io non l'ho in luogo ove che non mi possa fuggire. RITA. Voltate di qua, se vi piace, ché l'è piú corta. MALFATTO servo, CECA serva.

Sta da quest'altra banda; e poi se volta cosí, e cosí, e se agionge poi , e vassi poi in qua. E cosí la trovate. PRUDENZIO. Questo sarebbe uno enucleare. MALFATTO. Oh! tengo ben a ment'io, . PRUDENZIO. Tanto magnassi mai tu! Ma so che tutte le opere mie me succedono oggi extra votum. MALFATTO. Patrone, bon . Io voglio andar a micto. PRUDENZIO. Va', che te fragni le crure!

MALFATTO. Vedi che pur me ssi è ricordato lo nome. Oh che poco cervello! Gran cosa ch'io non tengo troppo bene a mente! e sono cosí grande! CECA. Dove sei? non odi? Oh poco-in-testa! MALFATTO. Che volete? CECA. Adesso viene abasso. MALFATTO. , , venga pur, ché lo mastro l'aspetta ed è un pezzo che sta in ordine. IULIA. Chi è quello che vole Minio? MALFATTO. Simo noi, ché lo vole lo mastro.

PRUDENZIO. Fa' ch'io non te l'abbia a ripilogare un'altra volta. Vieni meco. MALFATTO. E dove volete ch'io venga, adesso che vuol piovere? PRUDENZIO. E tu lassa piovere. MALFATTO. Be', , voi lo dite perché avete le scarpe sane: ma ché non me prestate le vostre, voi, a me e pigliateve le mie? PRUDENZIO. Tu vai optando ch'io non comperi l'altre nove.

Non ve vergognate, voi, che fate el savio, el grave, e andate tutta notte cantando, facendo le mattinate, come se fossivo un giovane de venti anni? MALFATTO. È vero, , e ce porta lo... PRUDENZIO. Non lo credi, no, che te farò cedere locum maiori? MALFATTO. Misser no, che non lo credo. PRUDENZIO. Bone vir, io credo che la Magnificenzia Vostra in tutto e per tutto e al tutto...

CURZIO. Che domino poteva far costui? RUFINO. Fatevi conto ch'el dove a merendare. CURZIO. Fa' che tu gne llo ricordi la prima volta ch'erra, se tu me vòi esser amico. TRAPPOLINO. Buon . Entrate. CURZIO. Non curar, giotton, forfantello! MALFATTO. Vedi che non ho voluto fare a modo del patrone, che li venga el cancaro a lui e a chi lo vede adesso!

MALFATTO. Misser no. Non ce è altri qua che lui, esso e io. RUFINO. Con chi l'hai? a chi respondi? MALFATTO. Orsú! Bona sera. RUFINO. Malanno che Idio te dia! Tic, tac. MALFATTO. Che vòi? che hai? RUFINO. Ècci el tuo patrone in casa? MALFATTO. Che patrone? che patrone? Io non ho se non un compagno che sta qua dentro che se chiama lo mastro. RUFINO. Va'; e digli che venga un poco abasso.