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Annuccia lo canzonava piacevolmente per un certo matrimonio che gli era stato proposto con una ricca signorina; il fratello canonico, a cui spiaceva che la cosa si mettesse in burla, cercava di interromperla con delle gravi considerazioni.... Lui, pur rimbeccando la sorella, guardava la mamma: lo sapeva quanto gli stesse a cuore quel matrimonio alla buona vecchierella! e vedendo a rannuvolarsi il suo povero volto disfatto dalla malattia, ammiccava con gli occhi per rassicurarla....

¹ Licantropia, voce greca. Specie di pazzia, per la quale l'uomo, come un lupo, corre urlando di notte per le campagne; e talora morde, e digrigna i denti, come i cani; onde questa malattia dicesi anche Cinantropia.

È d'un cavaliere nostro amico. Un cavaliere vostro amico? E come si chiama? Si chiama... Oh vossignoria deve conoscerlo... è tanto nominato! Si chiama il signor Alpinolo». E proferiva questa parola con una dignitosa compiacenza, col tono solenne d'un medico che pronuncia il nome greco della malattia considerata, sicchè era una squisitezza il vederlo.

La causa, pensava egli, la causa morale di questa malattia, chi la indovina? Che giova sapere come si restituisce al sangue la materia colorante, se quel nemico nascosto, invisibile, seguiter

L'ha avuta ora questa malattia di gola, il signor di Reana? domandò lo zio alla nipote con una punta d'ironia. No, perchè? Perchè l'ultima volta che lo vidi da te fumava. Sar

Era in viaggio da parecchi giorni, e non sapeva nulla della malattia dell'Amalia. Mio padre era all'ospedale presso la morta; dovetti far entrare il soldato nella mia camera, e quasi ne ebbi piacere per potergli dare la nuova dolorosa colla maggior dolcezza possibile, e dirgli qualche parola di conforto.

Ubaldo aveva saputo dai domestici in quale stato di abbattimento fosse il principe, ma non credeva mai che la distruzione fosse così grande. Non per questo si sgomentò come sgomentavansi i suoi colleghi per la malattia di don Pio.

Ella non aveva una malattia ben determinata; aveva degli accessi di estrema debolezza da cui si rimetteva temporaneamente per ricader poi nella prostrazione di prima. Il medico di famiglia che la curava per amicizia tentennava il capo dicendo: Non ci vedo chiaro. Tanto può durare degli anni, tanto può morire da un momento all'altro. Non lasciatela mai sola.

Mi rispose che attribuiva la sua malattia all'averle lavati i piedini un mese prima, in luglio, coll'acqua del pozzo. Le diedi un po' sulla voce; cercai di persuaderla che l'acqua non fa male, che la nettezza è il primo elemento di salute, che i bambini vanno lavati spesso, ecc., ecc. Quelle donne m'ascoltavano meravigliate e la Maddalena disse: Ecco.

Il maestro sapeva che Silvio cominciava appena la convalescenza della grave malattia sofferta, e vedeva d’altronde che le apprensioni di Gervasio erano esagerate; scrisse dunque in modo da non spaventare nessuno, annunziando il desiderio del padre, facendo vedere che non c’era urgenza, e che sarebbe stato bene di prendere delle misure per restare in campagna qualche mese colla moglie, per tener compagnia al padre infermo, e in pari tempo per rimettere perfettamente in salute anche Silvio, coll’aria pura ed elastica della villa, durante la bella stagione.