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Totò cuor d'oro, se non mi sbaglio esclamò Totò cuor d'oro!... Il poeta! Accidenti! Totò cuor d'oro! Sulla soglia della sua stanza mi salutò con la mano. La riverisco, sa! E lei me lo riverisca! Suonò una risata ironica, sghignazzante, terribile. Il vecchio sparve nella sua camera. La porticina si chiuse, sbattuta forte.

Relaz. ven. S. II. vol. 2. p. 37. Relaz. ven. S. II. vol. 2. pag. 246. Innanzi però di pigliare congedo dalle Relazioni degli Oratori Veneti giovi cavare da loro, a fine d'instituire i debiti confronti quale, la gratitudine del duca Emanuele Filiberto fondatore vero della casa di Savoia verso coloro che nella fortuna avversa lo sovvennero col sangue e con gli averi. «Quelli poi che sono stati fedelissimi a sua eccellenza e l'hanno in ogni tempo servita, si trovano di malavoglia, perciocchè quando aspettavano, tornati in Patria, ed a casa di avere alcuna mercede per essersi tanto tempo trovati spogliati di quanti beni avevano, vedono che solamente si danno a loro parole, ed all'incontro a quelli che sono stati totalmente contrari a sua eccellenza si danno maggiori onori, che vi sieno e sono adoperati prima degli altri, il che mette alle volte in disperazione tale, che prometto a vostra Serenit

Se, e Dio nol voglia, tu rimanessi ferito, che si direbbe pel mondo della Regina Elena? una mano straniera ha medicato le piaghe del figlio di Federigo, perchè la sua consorte dimorava lontana dal campo. Ho io tanto mal meritato di te, che tu vogli contaminarmi di così vituperevole onta?» «Ma tu lo vedi, noi siamo per partire, voi potete seguitarne in sella; come trasportarvi?

E vide che gli uditori avevano sbarrato tanto d'occhi nell'udire quelle parole. , ripresi io, a voce più alta, lo si sarebbe autorizzato alla mendicit

E guardando più attentamente quello dei due che gli era stato tutta la mattina da fianco, lo vide farsi lungo, lungo, sottile, diafano, e finalmente sparire in uno scroscio di risa.

Io vi amo molto: ma non so il perchè ella gli diceva, guardandolo coi suoi buoni occhi, che ingenuamente indagavano. Cercate bene rispondeva lui, sorridendo teneramente. È inutile: non so perchè vi voglio bene. Lo sapete voi, forse, che conoscete tutte le cose? Io? Neppure per sogno. Allora non vi è, questo perchè soggiungeva lei, subito convinta.

In gran parte, quella paura egli la sentiva davvero; e se prima gliel'aveva inspirata il novantatrè, adesso anche il nichilismo e l'internazionale ci mettevano lo zampino. Ma non era poi altrettanto sincero quando strombettava di non volerne più sapere di deputazione.

Quella rabbia ch'egli nutriva contro Candiano, si rivolse presto anche contro coloro che mostravano averlo in gran conto, e magnificavano le sue virtù, e lo applaudivano tuttogiorno, ed anche di costoro avrebbe voluto vendicarsi, se non fossero stati in troppo, se non fosse stata Venezia intera.

E io?... E lui?... Oh donne, donne, che credete tutto il mondo debba cedere ai vostri desiderî!... Ma tu hai dunque obliato quanto è successo, quanto hai visto tu stessa cogli occhî tuoi?... Io sono stato assalito brutalmente, con prepotenza percosso nel modo più oltraggioso, tanto che nessuno, fosse pure un santo, lo potrebbe perdonare; ne richiedo, com'è mio diritto, la riparazione, e quando questa mi si dovrebbe dare, io mancherei, fuggirei?... Oh per Dio!... tu hai l'audacia di domandarmi addirittura l'impossibile.

Diventava il Napoleonide Re co' popoli, adesso vorrebbe mantenersi Re co' principi; una maniera di centauro politico; mai arrivò a infingersi intero, e se altri traverso le sue ambagi nol seppe capire, la colpa non è sua; se altri perfidia ad attribuirgli concetti, ch'egli in mille maniere respinse, ed in ogni occasione dichiarò proprio agli antipodi dei suoi, a lui non si può imputare: innanzi del 2 Decembre, io ricordo, come se fosse adesso, che a certo dabbene uomo il quale con parole di oro s'industriava innamorarlo della gloria del Washington rispose netto: «io sono principe e non lo posso fareCosì è, al nipote di Carlo Buonaparte pareva la fama del Washington cosa da non giovarsene, e i Francesi uomo siffatto elessero capo della Repubblica, e dopo simile manifestazione dell'animo suo lo sopportarono.