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È noto che nel Caffé si sono combattute con molta forza le false regole e le frivolezze de' pedanti e de' poeti italiani. Veggansi singolarmente i due discorsi Sui difetti e Sullo spirito della letteratura.

Io vorrei che questo lavoro della gentile autrice si leggesse assai; troppo frequente è nella vita la lotta dei Numeri coi Sogni perchè non riesca utile lo studiare a quali risultati essa può condurre. Se è vero che la letteratura deve pur servire a qualcosa nell'educazione morale e intellettuale d'un popolo, io credo che quando questi romanzi avranno più lettori delle appendici quotidiane dei nostri giornali, si potr

Noi vogliamo dare, in letteratura, la vita del motore, nuovo animale istintivo del quale conosceremo l'istinto generale allorchè avremo conosciuto gl'istinti delle diverse forze che lo compongono. Nulla è più interessante, per un poeta futurista, che l'agitarsi della tastiera di un pianoforte meccanico.

Illuminato di tanto, tornai al § LI, onde sapere «perché nel piú bel secolo della romana letteratura la poesia teatrale non giugnesse a maggior perfezione». E qui confesso l'alta ammirazione che svegliò in me la logica semplice e chiara, e nondimeno profondamente intuitiva, con cui il chiarissimo Tiraboschi, sorretto da Orazio, ebbe la bontá di confidarmi che questo non fiorire della tragedia presso i romani proveniva dallo «strepito grande che facevasi nel teatro, sicché appena vi si potevano udire ed intendere i versi», ecc. ecc. «Garganum» ripeteva il suggeritore del Tiraboschi

Io, vedi, se avessi un poema da finire, e sperassi con fondamento di trovare un editore, lo butterei dalla finestra, il poema, solo per un sorriso della signorina Wilson. Che! come? balbettai. Ma tu, fradicio di letteratura, non capisci più niente di niente; continuò Filippo, infervorato nel suo ragionamento. Ebbene, tanto meglio; sei uno di meno in giostra.

Era il bene evangelico ancor bello, ma soppresso, deriso e conculcato; ché i dotti, i quai dánno ragione al vizio, hanno assai concorrenti al loro uffizio. Non eran di Parigi i bei talenti dall'util filosofica scrittura, perché a Parigi in quel tempo studenti non si premiava letteratura.

Aveva studiato profondamente la lingua spagnuola, e la parlava oramai come la propria; la storia, la letteratura, i costumi della sua nuova patria, le eran famigliari; non le mancava per essere spagnuola davvero, che il desiderio di rimanere in Ispagna. I liberali brontolavano, i borbonici dicevano: Non è la nostra regina; ma tutti nutrivan per lei un profondo rispetto.

Se non che, questi frigidi poeti erano meravigliosi eruditi, bibliotecarî, raccoglitori di libri, compilatori di edizioni. Oltre che la letteratura, inaugurarono essi la filologia.

E poi la libertá del dire, il non esservi il fatto nemmeno l'idea delle censure moderne, fece scrivere nella nuova lingua di ogni cosa che si sapesse scrivere; e perciò primamente d'amore, che è forse il piú facile, ed è certo il piú piacevole degli argomenti a chi scrive o legge; e poi di storia patria, che è il piú necessario in ogni paese libero; e poi di ogni cosa, in quel modo enciclopedico che da Esiodo a Varrone, a Brunetto Latini e a Montaigne od anche a Bacone e Leibnizio, suol essere de' primi saggi che si facciano in qualunque letteratura incipiente, quasi a rassegna di ciò che si sa per indi progredire.

Solo ti preghiamo, o lettore, di non interpretare sinistramente questo nostro silenzio e di crederci rispettosi davvero verso quegli ingegni, perché li crediamo in accordo coi lumi del secolo e non co' pregiudizi della ignoranza orgogliosa. Il signor Ginguené scrisse in Francia l'intera storia della letteratura italiana.