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"Dare, avere avere e dare" Questo è il santo intercalare, Questo è l'inno, Che prostrato gracchia il coro Fra gl'incensi al vitel d'oro. Gi

Al sor Domenico, che giungeva in quel momento, spuntarono le lagrime agli occhi vedendo la mano della moglie in quella del principe della Marsiliana, e volgendosi addietro gridò, come per dare l'intonazione alla folla che lo seguiva: Evviva il nostro candidato! Evviva! rispose la folla. E il capo banda a un tratto troncò la marcia dell'Aida per incominciare l'inno di Garibaldi.

Ecco qua! rispose la fanciulla. Se hanno orecchi per sentire, sentano questo! Che cosa si ardisce suonare? gridò una voce dall'anticamera. L'inno della rivolta? È un orrore, e meriter

UditeCosì dicendo, volse la faccia verso l'alcova, tenendo le braccia tese fuori della finestra, la testa alta, la persona ritta che pareva ringiovanito. Un suono di strumenti guerrieri, un concento di migliaia di voci che cantavano l'inno dei Marsigliesi, si levava in quel punto dai campi Francesi così alto, così di sentimento, che la valle n'era commossa, come da qualche cosa di sovrumano.

Era lavoro d'una fabbrica d'armi bianche di Campobasso giustamente famosa nelle Sicilie, ignorata altrove, e dono simbolico di Silvia, presente e malata. L'indomani sera in teatro, a mezzo dell'opera, i cantanti intuonarono l'inno di Garibaldi. L'intendente De Luca dal palchetto troncò quella musica, gridando: Basta, basta, non più inno.

Matteo Cantasirena fece il suo ingresso trionfale, circondato da tutto lo stato maggiore del Comitato, al suono della banda che strombettava l'inno di Garibaldi e la marcia reale, e dando il braccio a Gesualdo Arcangeli vestito all'italiana: un cappellone a larga tesa sulle ventitrè, giacca di velluto e cravatta rossa. L'arte! L'arte! Ecco la terza Italia!

Come puoi immaginarti, sono ristucco di folle plaudenti, di bandiere spiegate, di musiche tonanti l'inno nazionale, e specialmente di discorsi dei sindaci. Ne ho una vera indigestione. Mi farai dunque il sommo favore di tener segreto il mio arrivo per evitarmi ogni specie di dimostrazione paesana. Vi raccomando!

turgide fansi, e poi si rinovella di suo color ciascuna, pria che 'l sole giunga li suoi corsier sotto altra stella; men che di rose e piu` che di viole colore aprendo, s'innovo` la pianta, che prima avea le ramora si` sole. Io non lo 'ntesi, ne' qui non si canta l'inno che quella gente allor cantaro, ne' la nota soffersi tutta quanta.

Ricordò il viaggio in Grecia, preceduto, seguito da migliaia di citaredi, colla lira in mano e da un esercito di commedianti e di mimi. Ricordò l'inno solenne, che aveva cantato per salutare la riva greca; ricordò i giochi olimpici ed istmici e gli altri giochi, che la Grecia celebrava nel corso di decenni, condensati in pochi mesi per onorare lui. Fu dovunque, cantò dovunque.

e prendean su la mensa i cedri, i fichi, e le mandorle, i datteri, le olive. Ne 'l bacio offrian, con belli atti impudichi, la molle polpa su le lor gencive. Or mangiate e bevete, e di piacere inebriate il vostro cuor mortale; chè da l'ebrezza a Dio l'inno risale, grato, come l'odor da l'incensiere diceva Eleabani.