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Che voce avrai tu piu`, se vecchia scindi da te la carne, che se fossi morto anzi che tu lasciassi il 'pappo' e 'l 'dindi', pria che passin mill'anni? ch'e` piu` corto spazio a l'etterno, ch'un muover di ciglia al cerchio che piu` tardi in cielo e` torto. Colui che del cammin si` poco piglia dinanzi a me, Toscana sono` tutta; e ora a pena in Siena sen pispiglia,

E mentre ch'andavamo inver' lo mezzo al quale ogne gravezza si rauna, e io tremava ne l'etterno rezzo; se voler fu o destino o fortuna, non so; ma, passeggiando tra le teste, forte percossi 'l pie` nel viso ad una. Piangendo mi sgrido`: <<Perche' mi peste? se tu non vieni a crescer la vendetta di Montaperti, perche' mi moleste?>>.

<<La faccia tua, ch'io lagrimai gia` morta, mi da` di pianger mo non minor doglia>>, rispuos'io lui, <<veggendola si` torta. Pero` mi di`, per Dio, che si` vi sfoglia; non mi far dir mentr'io mi maraviglio, che' mal puo` dir chi e` pien d'altra voglia>>. Ed elli a me: <<De l'etterno consiglio cade vertu` ne l'acqua e ne la pianta rimasa dietro ond'io si` m'assottiglio.

lo gel che m'era intorno al cor ristretto, spirito e acqua fessi, e con angoscia de la bocca e de li occhi usci` del petto. Ella, pur ferma in su la detta coscia del carro stando, a le sustanze pie volse le sue parole cosi` poscia: <<Voi vigilate ne l'etterno die, si` che notte ne' sonno a voi non fura passo che faccia il secol per sue vie;

Cio` che vedesti fu perche' non scuse d'aprir lo core a l'acque de la pace che da l'etterno fonte son diffuse. Non dimandai "Che hai?" per quel che face chi guarda pur con l'occhio che non vede, quando disanimato il corpo giace; ma dimandai per darti forza al piede: cosi` frugar conviensi i pigri, lenti ad usar lor vigilia quando riede>>.

veggendo Roma e l'ardua sua opra, stupefaciensi, quando Laterano a le cose mortali ando` di sopra; io, che al divino da l'umano, a l'etterno dal tempo era venuto, e di Fiorenza in popol giusto e sano di che stupor dovea esser compiuto! Certo tra esso e 'l gaudio mi facea libito non udire e starmi muto.

Tu te ne porti di costui l'etterno per una lagrimetta che 'l mi toglie; ma io faro` de l'altro altro governo!". Ben sai come ne l'aere si raccoglie quell'umido vapor che in acqua riede, tosto che sale dove 'l freddo il coglie. Giunse quel mal voler che pur mal chiede con lo 'ntelletto, e mosse il fummo e 'l vento per la virtu` che sua natura diede.

tal mi fec'io a quell'ultimo foco mentre che detto fu: <<Perche' t'abbagli per veder cosa che qui non ha loco? In terra e` terra il mio corpo, e saragli tanto con li altri, che 'l numero nostro con l'etterno proposito s'agguagli. Con le due stole nel beato chiostro son le due luci sole che saliro; e questo apporterai nel mondo vostro>>.