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L'amica dell'artista riconosceva ad una ad una tutte le sue opere e le additava al marito, che le considerava da vicino per esaminarne la fattura, e poi se ne discostava per coglierne l'effetto totale. E questa statua di quando eri piccina? Eccola, signora: venga con me.

E l'amica buona, e le visite frequenti, e le lunghe confidenze dissipavano a poco a poco la monotonia della sua vita. Egli adesso non si sentiva più solo, no; nemmeno nel voler bene alla povera Adele... Anche la cugina diceva di amarla, anche la cugina credeva nella povera Adele, come in una santa; ed era così contenta di somigliarle un poco, almeno nei capelli... almeno negli occhi!...

Come soave è l'alito Della notturna brezza, Che il volto ci carezza Che ci ravviva il cor! È ver, mi rispondea L'amica sospirando, E i raggi in me fissando Dell'occhio suo divin: «Ah! non sprechiam, dicea, Notte così serena!.... Andiam piuttosto a cena Al Gallo o al RebecchinIeri, della collina Sulla romita vetta, Vidi una forosetta Che raccogliea dei flor.

Ultimamente avendo veduto in Roma il fratello dell'Aldrovandi, e sentito da lui come l'amica desiderasse ardentemente sue nuove, le scrisse di fatto prima di recarsi a Trento; la qual cosa continuò a far poi, che il mezzo di mantenere una tale corrispondenza e di far ricapitare le lettere erale agevolato dai molti che viaggiavano in Italia.

Domattina aspetto la sarta.... ma doman l'altro.... Poichè la Valdengo non rispondeva, l'amica la urtò col gomito. Oh, sei nelle nuvole? Scusa, non ho sentito. La Orfei rinnovò la sua proposta. Doman l'altro? ripetè macchinalmente la Teresa. Che serve impegnarsi per doman l'altro? Tante cose possono succedere.... Mi fai ridere.... Che vuoi che succeda? Tutt'al più può cambiare il tempo. Appunto.

Nella camera, solo la donna di servizio aiutava l'amica in quelle cure; la scena era avvenuta così rapidamente e tanto lontano dal centro della festa, che nessuno, neppure la viscontessa appartata in un salottino con qualche altra signora sofferente, se n'era accorto. «Desideri qualche cosa?... Vuoi che chiami tua zia?...» Ritrovando le sue forze a quella minaccia: «No... no!...» rispose Massimiliana, sollevatasi un poco sul letto; «ecco, è passato...» E, abbracciando l'amica: «Grazie... grazie!... Vorrei soltanto, come un favore, restare un poco sola...» La contessa insisteva per tornare più tardi; ma l'altra ripeteva: «Grazie, non occorre... È finito; ora sto bene...» E sorrise.

E veramente, povera Marzia, essa avea riconosciuto l'amica quasi sorella ed accanto a questa il diletto del suo cuore, unica speranza nell'esistenza sua sventurata, non nominato da lei, ma compreso nel nome della bella alpigiana.

Sentite, sentite quello che vi dice l'amica. Voi guarirete facilmente. No, mai. Guarirete. Siete onesto, voi? Sono onesto.

Flora ascoltava attentamente e ringraziava cogli occhi teneri l'amica del bene che le faceva colle sue parole.

Di Filinor Terigi è in gelosia. Questo mi basta. Io t'ho inteso. Va' via. Gano levossi, e: Il ciel vi benedica, vi lascio con la grazia del Signore disse partendo. Or converrá ch'io dica del marchese Terigi senza core, che tra il martello e l'amor per l'amica se gli era liquefatto in un favore. Dopo la notte della ricreazione era smagrato trenta libbre buone.