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E Giulia, sgranandogli in faccia gli occhi, lo guardava curiosamente, come se non l'avesse mai visto, come se non l'avesse compreso.

Don Rocco però era l'amministratore e teneva a stecchetto il fratello che non guardava molto pel sottile nello spendere qualche paio di lire, di tanto in tanto, per certe leccornie ch'egli ordinava alle monache del Monastero vecchio famose pei dolci. A don Rocco quelle poche lire sembravano gran sciupìo: egli solo sapeva quel che ci volesse per metterle insieme.

Ca guardava a D. Nittu, ca cu ddi pusa avi un traficu!... E non m'haiu pututu pirsuadiri si avi 'i pusa e non avi cammisa! Spiritoso! Spiritoso, D. Iacu! Si... bella liscimoria! Lassatimi finiri cca! Ma chi è ca cumminastivu ddocu? 'U sapiti ca mi pari un palcuscenicu? Ha fattu 'sta scuperta! Biniditta Santa Lucia ca ti desi 'sta bella vista! Ah, pi daveru palcuscenicu è? Vih! Che bellu!

Egli stava, per allontanarsi quando vide il duca fermo a qualche passo, che lo guardava attentamente. Certo non poteva essere geloso di lui in quel giorno, pure parve poco soddisfatto nel trovarlo vicino a donna Livia. Si accostò senza parlare. Il principe credette necessario spiegare il perchè del suo colloquio.

Le brache ha di sovatto violetto, perché cercava brache consistenti; sopra il ginocchio è corto il coscialetto, e per l'untume sono rilucenti. Guardava il mago or lo spazzo or il tetto, al ragionar de' paladin parenti, i quai chiedean che l'arte sua traesse e dove sia Marfisa lor dicesse. Poich'ebbon detto, il mago si fe' chino: prima di dir volea soffiarsi il naso.

In quella che essa così amorosamente si guardava per tutti i versi, udì suonare il campanello all'uscio di casa. Quella scampanellata la scosse assai più che non paresse dicevole per un suono così naturale, e voltandosi alla cameriera, disse con molta speditezza queste parole: Cecchina, andate voi stessa ad aprire. Se è il conte, fatelo entrare nel salotto, e ditegli che mi aspetti.

Al tramontar del sole, Emilia si trovò nelle vicinanze della valle tutti quei luoghi che conosceva bene, richiamandola a rimembranze che le straziavano il cuore, ridestarono tutta la sua tenerezza ed il suo dolore; guardava piangendo le vette dei Pirenei colorite allora dalle più belle e vaghe tinte del tramonto. «L

Frate Gualdo, l’autentico frate Gualdo, fece per moto naturale il segno della croce. Il suo Sosia si mise a ridere sgangheratamente. Benedicite, che al suono dell’amica voce aveva riaperto gli occhi, guardava l’uno e l’altro esterrefatto.

<<Se tu avessi>>, rispuos'io appresso, <<atteso a la cagion perch'io guardava, forse m'avresti ancor lo star dimesso>>. Parte sen giva, e io retro li andava, lo duca, gia` faccendo la risposta, e soggiugnendo: <<Dentro a quella cava dov'io tenea or li occhi si` a posta, credo ch'un spirto del mio sangue pianga la colpa che la` giu` cotanto costa>>.

A due miglia circa dall'accampamento, raggiungemmo una parte della carovana che portava a Fez i regali di Vittorio Emmanuele. Erano cammelli uniti a coppie, l'uno dietro l'altro, con due lunghissime sbarre sospese alla groppa, sulle quali posavano le casse. Li accompagnavano alcuni arabi a piedi e qualche soldato a cavallo. Alla testa della carovana v'era un carro tirato da due buoi: il primo carro che vedevamo nel Marocco! stato fatto apposta a Laracce sul modello, credo, dei primi veicoli apparsi sulla superficie della terra: tozzo, pesante, deforme, colle ruote d'un sol pezzo, senza raggi; il più strano e più ridicolo arnese che si possa immaginare. Ma per gli abitanti dei duar, i più dei quali non avevan forse mai visto un carro, era una meraviglia. Da tutte le parti accorrevano a vederlo, se lo accennavano gli uni agli altri, lo seguivano, lo precedevano, ne parlavano con gesti concitati. Persino le nostre mule, non abituate alla vista di quell'oggetto, passandovi accanto, davan segni di sorpresa e o si piantavano in quattro o facevano una giravolta. Selam stesso lo guardava con una certa compiacenza, come dicendo tra : È stato fatto nel nostro paese! Ed era compatibile, poichè in tutto il Marocco non esiste forse un maggior numero di carri che di pianoforti; i quali, se è giusta l'asserzione d'un console francese, non passano la dozzina; e oltre a questo, pare che vi sia in quel paese un'antipatia nazionale contro ogni specie di veicoli. Le autorit