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E piú gode de' diversi modi che vede, che se gli vedesse andare tucti per una via, perché vede manifestare piú la grandezza della mia bontá. D'ogni cosa gode e traie l'odore della rosa.

Così ne disse; e però ch’el si gode tanto del ber quant’ è grande la sete, non saprei dir quant’ el mi fece prode. E ’l savio duca: «Omai veggio la rete che qui vi ’mpiglia e come si scalappia, perché ci trema e di che congaudete. Ora chi fosti, piacciati ch’io sappia, e perché tanti secoli giaciuto qui se’, ne le parole tue mi cappia».

Invece, facendolo studiare, si poteva forse cavarne qualche cosa!... Avrebbe potuto avviarsi nella carriera dell'insegnamento, oppure ottenere un posto, per esempio, nelle ferrovie, dove si va avanti, e quando si è vecchi si gode la pensione.

E cosí vi pascerete a la mensa del sancto desiderio; el quale desiderio non è mai scandalizzato in nel proximo suo, ma d'ogni cosa gode e trae fructo di tanti diversi e variati modi che Io do ne l'anima.

Che cosa è mai il tremito dilettoso che sorprende il corpo e la mente all'aspetto della bellezza? Forse l'anima fu destinata a sentirsi commuovere per tutto quello che è bello? Forse il principio divino dell'uomo gode vagheggiare quaggiù tutto quello che sembra di Dio? Ma perchè dunque il pensiero non si esalta alla vista dei cieli? Perchè scorgiamo tranquilli il torrente della luce? Perchè se piet

Ossesso quel petto Quïete non gode Se in alme innocenti Non getta sua frode, Se non avvelena Lor candida : Ei spera, involando Credenti al Signore, Estinguere il verme Che rodegli il core, E dirsi: «Per gli empi »Castigo non v'è».

S pogliomi nudo in quel fonte lascivo T emprato d'acque nanfe, che da' forni R igando viene giú d'un monticello, O ve Ciprigna gode Adonio bello. Hic pudicitia, hic natura adulteratur. C elavasi, ne l'alpe giunto, il sole. E cco, fra molte ninfe vaghe e snelle L imerno torna solacciando, e quelle L ui van ferendo a bòtte de viole.

L'indomani mattina noleggiammo a Norma dei muletti per recarci al celebre villaggio di Cori o Cora, distante tre buone ore. Vi si arriva per una via carrozzabile che rasenta Ninfa, ma noi preferimmo prendere una scorciatoia montuosa che serpeggia lungo la catena dei Volsci. La vista che vi si gode è meravigliosa ed ampia, stendendosi per la pianura dalle pontine e dal mare fino a Roma.

Ormai, da vario tempo, non viveva più altro che del credito; ma il credito, per chi lo gode, è come una rete: strappata una maglia, si rompe tutto l'ordito.

"Ci vengono per l'aria buona", dice il campanaro di Corsenna. "E non son mica ignoranti, i medici che ce li mandano. Vedete noi, di fatti, che arie di salute!" A farlo a posta, il campanaro di Corsenna è nero, magro, stecchito come un'aringa affumicata. Ma chi si contenta gode. E il campanaro di Corsenna è un uomo che si contenta. "Mai peggio di così!" è il suo intercalare.