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I nostri lettori avranno veduto che non era destino di Giovanni il macchiarsi di sangue. Topo doveva morire per altre mani.

Ad ogni modo, in mancanza d'altri, i ghibellini si gettarono in braccio a uno strano capo, Giovanni re di Boemia figliuolo di Arrigo VII, un bel giovane tutto zelante per l'imperatore, per il papa, per la pace, per qualunque impresa, vero cavaliere di ventura, precursor de' condottieri, quasi giá condottiero.

Il console nella Soria Giovanni Francesco Sagredo, raccomandava questo oratore persiano al veneto senato, in contemplazione della potenza acquistata dallo sh

In questa un vaso di fiori caduto dall'alto, a bella posta o per caso, percosse sopra la spalla dello incappato: il colpo stritolategli le ossa, lo stramazzò a rotolarsi per terra con angosciosi guai. Accorsero i fratelli a rilevarlo, e trattogli il cappuccio, lui riconobbero essere Giovanni Aldobrandino, nepote del papa. I suoi parenti lo avevano mandato confortatore non gi

Alfredo e Giovanni discesero a terra nel giorno che precedè la sera del festino dell'ex-cuoca signora Concetta; travisati in abiti marinareschi si erano recati a terra e, percorrendo le bettole ed osterie più triviali, raccolsero a larga mano quelle notizie che più desideravano.

Corse fuori, raccomandò a Nora, traverso all'uscio, perchè si era chiusa in camera, di scrivere subito a Giovanni, e si precipitò in cucina, abbracciando commosso la Gioconda, con effusione paterna, mentre Numa, ancora spaurito per le burrasche di que' giorni, scappava ad appiattarsi nella buca nera sotto i fornelli.

Dopo queste dimostrazioni, tutte del pari sincere, la signora lasciossi racconsolare, e il popolo obbedì volentieri al solo arcivescovo Giovanni.

Questi tre ultimi, in loro errore, portano Giovanni di Procida ito ambasciador de' Siciliani a re Pietro.

La piazza del Duomo, verso la quale è volto un lato del palazzo comunale, è ornata anche dalla grande fontana di Giovanni Pisano, e dalla statua in bronzo di Giulio III. Non dico nulla del Duomo, di molte altre chiese, come S. Domenico, nella quale è la tomba di Benedetto XI, Sant'Agostino e San Francesco, perchè di esse si è parlato infinite volte; e infinite volte son stati descritti i tesori conservati nei grandi palazzi privati: Conestabili, Donini, Baglioni, Bracceschi e Baldeschi, Monaldi, Penna e Cenci.

Con pronuncia ostrogota tentò costui di giustificarsi, ma io l'interruppi con queste parole: Sul monte di Villa San Giovanni, signor comandante, vi cantai più volte alta la testa quando la piegavate col moto della civetta al fischio delle palle. Mi rubaste il cavallo per vendicarvi?