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Quivi si giace la mia arte. Asciuga gli occhi e sii calma. Questa spaventosa vision del naufragio che percosse la virtù in te della compassione, con la sola potenza di mia arte comandata ho così sicuramente che non una sola anima che dico? non un solo capello di coloro che tu udisti gridare, che vedesti sprofondare nell'onde è andato perso.

Vidi una rotta barca sopra l'umida Spiaggia caduta, e giunta ai giorni estremi; Dall'albero pendea una vela lacera, Eran perduti i remi. Smarrito è ormai il vessillo che fluttua, Franto il timon, le sarte e la sirena Scolpita sulla prua, ridente al pèlago, Ahi! giace nella rena.

Bene abitabile veramente non è che la parte nuova del paese, perchè la vecchia, quella del periodo baronale, giace stretta intorno al castello, come un nero ammasso di case di tufo. Il castello però s'innalza così gigantesco che sembra coprire tutta Bracciano con la sua ombra.

Marcellina non curata innoltrò col suo cesto fino al mercato. Questa è una piazza che quasi riposo giace a met

I monti Volsci. La grande catena dei Volsci ha principio nel territorio romano presso Velletri che giace sulle loro pendici, e si stende, in una linea di belle alture in parte coperte da boschi, fino oltre il confine napoletano, venendo a declinare verso Capua.

L'Ospedale gli manda le sue spoglie, E il Cimiter gli manda i suoi pöeti, Che in mezzo ai sepolcreti Tentano col pensier le eterne soglie.... La carrozza che va dall'Ospedale Al Cimitero, portandovi i morti, M'ha dati più conforti Che non millanta libri di morale! Filosofando, io le cammino allato E vo pensando a chi dentro vi giace, E, spesso, mi do pace Se per caso quel non ho pranzato!

Il vecchio che sta saldo e se la ride alle mie spalle; Aloise che esce di notte dalla casa del nonno, dove è certamente entrato alla cheta, appena ne sono uscito io, e che si fa accompagnare da un medico.... Qui giace nocco! Ora non è da cercare perchè fu fatta la pace; piuttosto è da sapersi in che modo. Sicuro! interruppe il Collini. È da sapersi in che modo.

Ed ora, lettori miei, voglio presentarvi un personaggio romano, che sta esposto rigido e morto sul suo letto di parata fra le torce che ardono, contemplato avidamente a bocca aperta da numerosa folla, particolarmente di popolani, che non osavano innalzare i loro sguardi verso di lui, mentre era vivo e che si levavano timidi e rispettosi il cappello quando passava nella sua carrozza di gala. Era un cardinale, ora giace in una sala del palazzo della Consulta, steso sul letto funebre rivestito delle sue principesche vesti rosse. Che meschino apparato per un uomo che governò lo Stato romano, ed il cui nome fu congiunto agli avvenimenti più grandi della storia contemporanea! La sala è piccola e non è delle più pulite. Le stoffe di seta nera del letto funebre sono vecchie, logore, macchiate, rappezzate in più punti, e di certo hanno gi

Sanza riposo mai era la tresca de le misere mani, or quindi or quinci escotendo da se' l'arsura fresca. I' cominciai: <<Maestro, tu che vinci tutte le cose, fuor che demon duri ch'a l'intrar de la porta incontra uscinci, chi e` quel grande che non par che curi lo 'ncendio e giace dispettoso e torto, si` che la pioggia non par che 'l marturi?>>.

93 Sotto la negra selva una capace e spaziosa grotta entra nel sasso, di cui la fronte l'edera seguace tutta aggirando va con storto passo. In questo albergo il grave Sonno giace; l'Ozio da un canto corpulento e grasso, da l'altro la Pigrizia in terra siede, che non può andare, e mal reggersi in piede.